Dal 1° al 4 ottobre 2024, il palcoscenico del Teatro Argentina accoglie La Ferocia, un potente adattamento teatrale del celebre romanzo di Nicola Lagioia, vincitore del Premio Strega nel 2015. Questo spettacolo, firmato dal collettivo VicoQuartoMazzini, si presenta come una riflessione sulla violenza e il declino del potere attraverso il prisma della famiglia Salvemini, protagonisti di una tragedia familiare che riecheggia le contraddizioni del nostro tempo.
In scena, un cast quasi interamente maschile racconta il conflitto tra l’ascesa e la rovina, mentre il corpo assente di Clara Salvemini diventa il centro simbolico di un mondo patriarcale in crisi.
La vicenda dei Salvemini non è solo quella di una famiglia, ma diventa una lente attraverso cui guardare alle dinamiche del potere, del denaro e del fallimento delle relazioni. L’ambientazione nella ricca periferia barese, con i suoi contrasti tra ascesa economica e rovina morale, si trasforma in una metafora dell’Occidente contemporaneo, dove la frattura tra progresso e sostenibilità è profonda quanto la mancanza di affetto che pervade le vite dei protagonisti. Vittorio Salvemini, il capofamiglia, è un costruttore che ha eretto un impero su fondamenti fragili, e la sua caduta è inevitabile, legata alla tragica morte della figlia Clara.
Un Sud che diventa universale
La regia di Michele Altamura e Gabriele Paolocà è viscerale, fisica, senza compromessi. I corpi degli attori si muovono in uno spazio che si trasforma sotto i loro piedi: dall’interno realistico della villa dei Salvemini, la scenografia di Daniele Spanò si evolve in un paesaggio quasi metafisico, dove ogni gesto, ogni parola è carica di significato. La musica di Pino Basile accompagna e sottolinea il ritmo narrativo, creando un ponte tra i vari quadri che compongono lo spettacolo.
Come accadeva già nel romanzo, anche qui il Sud Italia diventa una sorta di sineddoche per descrivere il mondo intero. Le dinamiche familiari e sociali che si insinuano tra i vicoli della Bari borghese dei Salvemini riflettono quelle di un Occidente in declino, dove il passato continua a gravare sul presente, e dove l’incapacità di comunicare e di cambiare si scontra con le necessità della contemporaneità. La domanda che lo spettacolo pone è se il Sud possa essere visto come una regola, piuttosto che un’eccezione, nell’economia globale e nei rapporti di potere.
Un dramma senza tempo
La Ferocia mette in scena una danza di potere, violenza e fragilità, dove le colpe dei padri ricadono inevitabilmente sui figli, in un eterno ritorno che sembra ineluttabile. Un mondo crudele, eppure riconoscibile, con i suoi protagonisti che, come moderni eroi tragici, sono incatenati a un destino di decadenza e autodistruzione.
Questo spettacolo, prodotto da SCARTI Centro di Produzione Teatrale d’Innovazione in collaborazione con diverse realtà, tra cui il Romaeuropa Festival, non lascia spazio a facili speranze. Piuttosto, ci costringe a guardare dritto negli occhi le contraddizioni del nostro tempo, attraverso un linguaggio teatrale crudo, fisico e visionario. Un’esperienza teatrale che sfida il pubblico a riflettere non solo su una famiglia, ma su una società intera, intrappolata in un ciclo di ferocia e potere senza fine.