Amos Gitai, regista originario di Haifa e noto per capolavori come The Last Day of Yitzhak Rabin e West of the Jordan River, ritorna con un’opera profondamente riflessiva: Why War. Questo documentario, presentato fuori concorso a Venezia 81, rappresenta un coraggioso tentativo di indagare le radici più profonde della violenza umana e dei conflitti che ancora oggi lacerano il nostro pianeta.
Il film si ispira a uno storico scambio epistolare tra due giganti del pensiero del XX secolo: Albert Einstein e Sigmund Freud. Nel 1931, su invito della Società delle Nazioni, Einstein scelse Freud come interlocutore per un dialogo sulla guerra e su come prevenirla. Queste lettere, scritte quasi un secolo fa, risuonano oggi con un’urgenza impressionante, in un mondo ancora devastato da guerre alimentate da motivazioni religiose, razziali e nazionalistiche.
Gitai, che oggi vive a Parigi, ha costruito intorno a questa corrispondenza un film che va oltre il semplice reportage bellico. Why War esplora le cause psicologiche e le dinamiche sottese alla guerra, rifuggendo dalle immagini iconiche e dagli scenari devastanti che spesso caratterizzano i film di guerra. L’intento del regista è di offrire una riflessione intima e universale sulle forze che spingono l’umanità verso la violenza.
Mathieu Amalric nel ruolo di Freud e Micha Lescot in quello di Einstein discutono insieme del perché le persone fanno la guerra e di come si possa evitarla. Gitai sceglie deliberatamente di non mostrare immagini di guerra, preferendo concentrare l’attenzione sul potere delle parole e delle idee. Questo approccio riflette l’influenza di pensatori come Virginia Woolf e Susan Sontag, che Gitai cita come ulteriori fonti di ispirazione.
La produzione di Why War è stata inevitabilmente segnata dagli eventi del 7 ottobre 2023 e dalla guerra in corso a Gaza. Profondamente colpito dalla brutalità di questi avvenimenti, Gitai ha cercato conforto e guida nelle riflessioni degli intellettuali del passato, trovando nella corrispondenza tra Einstein e Freud una chiave per comprendere e forse superare la spirale di violenza che continua a caratterizzare il conflitto israelo-palestinese e altri scontri globali.
In un’epoca in cui il dialogo sembra sempre più difficile e le posizioni estreme prevalgono, Gitai riafferma il ruolo del cinema come strumento di riflessione civile e promozione della pace.