Robert Capa e Gerda Taro: la fotografia, l’amore, la guerra. Torna a fare centro e colpisce al cuore, Camera – Centro Italiano per la Fotografia che a Torino presenta la mostra dedicata ai due fotografi amanti nelle sale del Centro espositivo di via delle Rosine a Torino dal 14 febbraio al 2 giugno 2024. Per la prima volta la relazione artistica e sentimentale di due maestri della fotografia, che si infiamma e si consuma in tre anni, dal 1934 al 1937, terminando con la morte accidentale di lei, viene raccontata in una mostra.
La ragazza con la Leica
La storia di questa coppia in arte e nella vita di Robert Capa e Gerda Taro, e sopratutto la figura di quest’ultima, era stata riportata all’attenzione del mondo dal bellissimo romanzo di Helena Janeczek, che poi vinse premio Strega 2018, La ragazza con la Leica.
Un romanzo costruito su una fitta rete di testimonianze e di ricerche, che avevano consentito alla scrittrice tedesca naturalizzata italiana di scrivere, in italiano, il ritratto di una splendida giovane tedesca, piena di ideali, di vita e di allegria, generosa con la vita e con il suo amato. Prima fotografa di guerra, e tra le prime grandi fotografe. Il giorno dopo l’inaugurazione, il 15 febbraio, si terrà un incontro con l’autrice del libro nel contesto della mostra.
Due anime in fuga
Oggi che la guerra è tornata sempre più nelle cronache internazionali, e che i fotografi e i giornalisti sono sempre e ancora i narratori diretti di quanto accade in ogni parte del mondo, mettendo a rischio la propria vita, ritorna questa grande leggenda fatta di passione, di sfide e di arte del racconto.
Fuggita dalla Germania nazista lei, emigrato dall’Ungheria lui, Gerta Pohorylle ed Endre – poi francesizzato André – Friedmann, questi i loro veri nomi, si incontrano a Parigi nel 1934, e l’anno successivo si innamorano, stringendo un sodalizio artistico e sentimentale che li porta a frequentare i cafè del Quartiere Latino ma anche ad impegnarsi nella fotografia e nella lotta politica.
È Gerta a inventarsi il personaggio di Robert Capa, un ricco e famoso fotografo americano arrivato da poco nel continente, alter ego con il quale André si identificherà per il resto della sua vita. Anche lei cambia nome e assume quello di Gerda Taro. Spesso firmeranno le loro foto insieme: Capa-Taro.
Miliziani e miliziane nella storia
L’anno decisivo per entrambi è il 1936: in agosto si muovono verso la Spagna, per documentare la guerra civile in corso tra i repubblicani e fascisti; il mese dopo Robert Capa realizzerà il leggendario scatto del Miliziano colpito a morte, mentre Gerda Taro scatta la sua immagine più iconica, una miliziana repubblicana in addestramento sulla spiaggia (1936, nella foto in apertura (c) International Center of Photography), pistola puntata e scarpe con i tacchi, in un punto di vista inedito della guerra fatta e rappresentata da donne.
Insieme a queste due icone, i fotografi realizzano tanti altri scatti, che testimoniano di una partecipazione intensa all’evento, sia dal punto di vista del reportage di guerra, sia da quello della vita quotidiana dei soldati, delle soldatesse e della popolazione drammaticamente vittima del conflitto.
Le fotografie di Capa e Taro vengono pubblicate sui maggiori giornali del tempo, da “Vu” a “Regards” a “Life”, conferendo alla coppia una solida fama e molte richieste di lavoro.
Nel corso del 1936 e del 1937 i due si spostano tra Parigi e la Spagna, documentando ad esempio gli scioperi nella capitale francese e le elezioni del 1937, conclusesi con la vittoria del raggruppamento antifascista del Fronte Popolare. Ma anche il Convegno Internazionale degli Scrittori Antifascisti a Valencia, dove Taro fotografa personaggi come André Malraux, Ilya Ehrenburg, Tristan Tzara, Anna Seghers.
Ma è proprio poco dopo la vittoria del Fronte Popolare, però, durante la battaglia di Brunete, in Spagna, il 24 luglio del 1937, Gerda Taro viene accidentalmente investita da un carro armato e muore. L’anno successivo, Robert Capa darà alla luce l’epocale volume Death in the Making, dedicato alla compagna, nel quale si trovano molte delle immagini visibili in mostra, di entrambi i fotografi.
Poggi e Guadagnini curatori
L’intensa stagione di fotografia, guerra e amore di questi due straordinari personaggi è narrata nella mostra di Camera – curata da Walter Guadagnini e Monica Poggi – con oltre 120 immagini, attraverso le fotografie di Gerda Taro e quelle di Robert Capa, nonché dalla riproduzione di alcuni provini della celebre “valigia messicana”, contenente 4.500 negativi scattati in Spagna dai due protagonisti della mostra e dal loro amico e sodale David Seymour, detto “Chim”.
La valigia, di cui si sono perse le tracce nel 1939 – quando Capa l’ha affidata a un amico per evitare che i materiali venissero requisiti e distrutti dalle truppe tedesche – è stata ritrovata solamente a fine anni Novanta a Mexico City, permettendo di attribuire correttamente una serie di immagini di cui fino ad allora non era chiaro l’autore o l’autrice.
La mostra si apre con una sala che introduce le figure di questi straordinari autori anche grazie a due documentari, The Mexican Suitcase (2011) di Trisha Ziff e Searching for Gerda Taro (2021) di Camille Ménager, di cui sono mostrati degli estratti particolarmente utili a fornire delle lenti di lettura utilizzate anche nella scelta delle opere esposte poi nelle sale successive.
Dopo le immagini realizzate da Capa a Parigi, il percorso esplora la documentazione della guerra attraverso gli spostamenti e i focus dati da Capa e Taro, concludendosi con la pagina più straziante, quella della distruzione e della morte causata dal conflitto. La mostra, con il patrocinio dell’Accademia d’Ungheria in Roma, è accompagnata da un catalogo edito da Dario Cimorelli Editore con testi dei curatori.
La foto nel sangue, fonda la Magnum
Robert Capa era nato nel 1913, a Budapest, Ungheria e muore nel 1954, Provincia di Thai-Binh, Vietnam, durante il suo reportage, ucciso da una mina antiuomo. Quello spagnolo è stato il primo dei cinque conflitti che seguirà nel corso della sua carriera, realizzando reportage per alcune delle più importanti riviste dell’epoca come “Life”, “Regards”, “Picture Post”. Durante la Seconda guerra mondiale, lavora come corrispondente in Europa, partecipando a momenti cruciali del conflitto come lo sbarco delle truppe americane a Omaha Beach durante il D-Day, la liberazione di Parigi e la battaglia del Bulge. Nel 1947, fonda la prestigiosa agenzia fotografica Magnum Photos insieme a Henri Cartier-Bresson, David Seymour, George Rodger, Maria Eisner, William e Rita Vandivert.
Brillante, ebrea, comunista
Gerda Taro, all’anagrafe Gerta Pohorylle, nata nel 1910 a Stoccarda, Germania e morta nel 1937, Brunete, Spagna, da famiglia borghese di ebrei di discendenza polacca, brillante, cresce con un’educazione di alto livello e si distingue in particolare per l’abilità nell’apprendimento delle lingue. A partire dal 1929, a Lipsia dove si è trasferita con la famiglia per ragioni economiche, frequenta alcuni esponenti del Partito comunista tedesco, opponendosi apertamente all’ascesa al potere del nazionalsocialismo. Dopo essere stata arrestata per le sue attività di opposizione al regime, nel 1933 è costretta a lasciare la Germania e si stabilisce a Parigi, dove lavora come dattilografa e segretaria. Qui conosce il futuro Robert Capa con il quale parte nel 1936 per raccontare la Guerra civile spagnola, seguendo in battaglia le truppe del Fronte Popolare.
Una sfilata di bandiere rosse
E’ il 1° agosto 1937 quando una sfilata piena di bandiere rosse attraversa Parigi. È il corteo funebre per Gerda Taro – descrive il romanzo di Janeczeck -, la prima fotografa caduta su un campo di battaglia. Proprio quel giorno, avrebbe compiuto ventisette anni.
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