La storia di Romeo e Giulietta di William Shakespeare, è stata rivisitata in molti film, produzioni teatrali e persino in un balletto, è stata messa in scena dalla Washington National Opera in modo piuttosto singolare. Nell’opera del compositore Charles Gounod, la musica ha il potere di trasformare il tema dell’amore impossibile in uno spettacolo accattivante e delizioso.
Lo spettacolo si apre con la scena della festa del primo atto che riempie il palco con un caleidoscopio di colori e attività. Ci sono dettagli divertenti da cogliere ovunque cada lo sguardo e, soprattutto, Simon Godwin, direttore artistico del Shakespeare Theatre Company di Washington, sa quando abbassare il volume e lasciare che la storia riprenda.
Sebbene la storia sia ambientata a Verona, emerge presto che l’epoca è più o meno attuale. Il regista attinge avidamente da un vasto repertorio culturale associato agli amanti sfortunati.Tuttavia, c’è qualcosa nell’umore dei personaggi che evoca un passato antico, una Parigi del 1867 dove le gerarchie sociali tagliavano di netto la popolazione tra aristocratici e privilegiati e poveri. Lo si scorge nelle attraenti e cupe proiezioni medievali di Blake Manns, nuvole che si muovono in un cielo notturno, i ricchi e suggestivi toni dei costumi di Loren Shaw e l’austera scenografia di Daniel Soule.
Naturalmente, Romeo e Giulietta ruota sempre intorno ai due protagonisti, il tenore Duke Kim e la soprano Tiffany Choe, sono una coppia di amanti in gran parte convincenti. Hanno qualche anno in più rispetto agli appassionati adolescenti della commedia e meno avvolti nella loro bolla di innocente devozione.
Smith, vestito in modo elegante, sembra più un millennial che appartenente alla generazione Z. Una scelta che diluisce parte del pathos della storia dolorosa di due adolescenti che si tolgono disperatamente la vita mentre gli adulti litigano. I costumi e la scenografia contengono elementi rinascimentali, in linea con il periodo storico in cui si svolge la trama della tragedia di Shakespeare, ma interpretati in maniera contemporanea. Le proiezioni di Blake Manns sono chiamate a sciogliere il dramma in una dimensione onirica di ansia e paura, come “il velo della notte”. Subito dopo le nozze affrettate di R&J, siamo stati congedati per l’intervallo da una sinistra apparizione da un muro di fumo nero. Luna di miele: finita.
La regia di Godwin è si è messa al servizio degli innamorati, consapevole delle insidie nel raccontare una storia che tutti conoscono già. Ispirato al libretto di Jules Barbier e Michel Carré, il regista apporta alcune modifiche alla pièce di Shakespeare per renderla contemporanea, ad esempio, Giulietta si risveglia prima che Roméo muoia, creando un’opportunità per un ultimo duetto d’amore. Risultato: uno spettacolo fresco e godibile, che esalta la dimensione onirica e ci fa vivere la realtà del capolavoro senza tempo shakespeariano.