Che libro! Una folgorazione. Era da tanto che aspettavamo (e meritavamo) un testo del genere.
Si tratta di una trattazione teologica, di un saggio esistenziale, di un luogo dal quale affacciarsi sulla vita, di un abbraccio che non esclude nessuno. È tutto e di più.
La dovuta premessa è che negli ultimi tempi gli intellettuali corrono spesso il rischio, per via di dinamiche perverse sottese alla dilagante spettacolarizzazione dell’informazione, di diventare figure divisive in quanto contribuiscono a creare sponda per puntellare in modo ancora più salda certe nostre idee. Abdicando più o meno consapevolmente al ruolo fisiologico di coloro i quali avrebbero dovuto aiutarci a comprendere la realtà, ci offrono sempre più alibi per creare scissioni ideali, che alla fine diventano pericolosamente reali, tra buono e cattivo, bianco e nero, bello e brutto. Anche loro come noi vittime del circolo vizioso che trasporta lo scontro di opinioni dalla vita virtuale a quella vissuta con tutto un carico di conseguenze annesso.
Scordatevi questo subdolo meccanismo quando leggete Michela Murgia. Il suo discorso è comprensivo nel senso più ampio del termine. Non divisivo ma unificatore anche delle visioni apparentemente più contrapposte. Non vuole convincerti di qualcosa né spingerti a credere che una cosa sia giusta e un’altra sbagliata, nera o bianca, bella o brutta, bensì ti accompagna in un processo di evoluzione in cui si attraversano tutte le fasi, che si riescono appunto a comprendere anche se non fanno parte della nostra personale esperienza. Questo non significa che promuova una sorta di relativismo, anzi! Semplicemente ti aiuta a capire che c’è sempre la possibilità di diventare Esseri Umani migliori.
Io credo che chiunque, qualunque sia la sua visione della vita, non possa che ricevere dalle sue parole altro se non un’amplificazione della comprensione. Anziché spingere chi legge a rafforzarsi nelle proprie idee, lei crea uno spazio colmo di condivisione empatica ponendo sullo sfondo con non scontata generosità il suo percorso di vita e spiritualità, lungo il quale evolve cambiando anche delle idee, anzi meglio, prospettive. Ecco, forse si può dire che stimola a fare un passo in più che permette di riuscire a raggiungere altri spazi che fino a quel momento erano rimasti celati tra le pieghe del discorso razionale, il quale spesso preclude invece di includere. Ci porta, molto semplicemente, ad espandere la nostra comprensione degli eventi sia interiori che esterni spingendoci a conquistare nuove aree di consapevolezza.
Così ci si può ritrovare a commuoversi nel suo parlare dello Spirito Santo. E si capisce perché nel leggere la sua ultima intervista avevamo sentito che quelle erano parole di una persona di vera fede.
Riportare qualche frase significa sminuire un messaggio poderoso, nonostante poggi su un impianto di brevissimi capitoli ciascuno dei quali è una gemma nella sua completezza e compiutezza.
Ne voglio lasciare però una che è una risposta finalmente sensata a tante domande a cui nel tempo io e molte altre persone come me non siamo riuscite a rispondere. Finalmente oggi Michela Murgia ci dà le sue parole:
“Io non mi scuso di essere credente e mi rifiuto di pensare che questo mi obblighi a dimostrare di continuo la credibilità della mia capacità intellettuale.”