La storia della sindacalista Maureen Kearney può essere riassunta con la frase “nessuna buona azione rimane impunita”. E ad interpretare il ruolo, come ci si potrebbe aspettare, l’icona francese di 70 anni, Isabelle Huppert.
Il regista Jean-Paul Salomé con La verità secondo Maureen K. (La Syndicaliste – The Sitting Duck) , dal 21 settembre nei cinema, racconta la storia dell’attivista sindacale irlandese la cui denuncia di stupro nel 2012 è stata respinta come frutto della fantasia della stessa vittima. Nel 2012, dopo aver scoperto che l’azienda nucleare Areva stava tramando un accordo segreto con la Cina che decimerà la forza lavoro, Kearne viene aggredita nella sua stessa casa per intimidirla. Con nemici e alleati che cercano di proteggersi, la sua testimonianza viene messa in dubbio dalla polizia.
Maureen viene inizialmente ascoltata e protetta. Ma le indagini si svolgono sotto pressione e nella mente degli inquirenti inizia a crescere il dubbio: da vittima, la donna si ritrova a essere la prima sospettata. Non creduta, vilipesa, trattata da bugiarda e visionaria, Maureen dovrà fare di tutto per riuscire a dimostrare la sua verità.
Evitando di ostentare un accento irlandese, Huppert dà una lezione di recitazione magistrale per l’intensità imperscrutabile delle sue espressioni. La sua stoica impassibilità non viene scalfita neanche in una delle scene più viscerali del film in cui Kearney deve subire una oscena ispezione intima da parte di un medico glaciale e indifferente, armato di uno speculum lungo 8 cm. Non tradisce alcuna emozione anche quando in tribunale una giudice donna la denigra sottilmente per essere il tipo di donna che non indossa “mutandine” sotto le calze.
In nessun momento viene stabilito un collegamento tra questa narrazione e “La lettera scarlatta” (il romanzo del 1850 di Nathaniel Hawthorne su un’adultera costretta a portare la lettera ‘A’ come simbolo di vergogna), ma sia il libro che il film fanno rabbrividire mettendo in piazza la grossolana misoginia di figure dell’establishment sociale.
La verità di Maureen K, non è perfetto, alcune storie sono lasciate in sospeso, ma il personaggio tridimensionale di Huppert, dalla confidente denunciante alla vulnerabile vittima di stupro e alla moglie e madre assente, rende tali lacune irrilevanti. Il messaggio del film arriva forte e chiaro :il sessismo sordido o esplicito rimane un male endemico nei sistemi giudiziari del mondo. Perché se non è difficile distruggere la vita di un lavoratore sottopagato, quando si tratta di una donna, si manifesta odiosa tendenza a delegittimare ogni forma di tutela.