Esce in sala “La quattordicesima domenica del tempo ordinario” il nuovo film di Pupi Avati, con Gabriele Lavia, Edwige Fenech, Massimo Lopez, Lodo Guenzi, Camilla Ciraolo, Nick Russo, Cesare Bocci distribuito da Vision Distribution. Il “tempo ordinario” è un tempo liturgico un pò particolare: apparentemente “noioso”, ordinario appunto, molto lungo, sembra un pò un riempitivo tra i restanti tempi forti dell’anno: Avvento-Natale, Quaresima-Pasqua.
Come lo stesso regista ha spiegato durante la presentazione del film a Roma, il titolo si riferisce al 24 gennaio 1964, giorno in cui il regista bolognese con oltre 40 film all’attivo, ha sposato“la più bella ragazza di Bologna”, dopo un corteggiamento durato ben quattro anni. Siamo infatti nella Bologna, anni 70. Marzio, Samuele e Sandra sono giovanissimi e ognuno ha un suo sogno da realizzare. La musica, la moda, o forse la carriera. I due ragazzi, amici per la pelle, fondano il gruppo musicale I Leggenda e sognano il successo. Sandra è un fiore di bellezza e aspira a diventare indossatrice. Qualche anno dopo, nella quattordicesima domenica del tempo ordinario, Marzio sposa Sandra mentre Samuele suona l’organo. Quella ‘quattordicesima domenica’ diventa il titolo di una loro canzone, la sola da loro incisa, la sola ad essere diffusa da qualche radio locale.
Poi un giorno di quei meravigliosi anni novanta in cui tutto sembra loro possibile, si appalesa all’improvviso la burrasca, un vento contrario e ostile che tutto spazza via. Li ritroviamo 35 anni dopo. Cosa è stato delle loro vite, dei loro rapporti? Ma soprattutto cosa ne è stato dei loro sogni?
Ne “La quattordicesima domenica del tempo ordinario” Pupi Avati attinge dalla sua vita intima per realizzare una potente storia universale intorno ad amore inizialmente idilliaco ma che alla fine si trasformerà in dolore. Un film che parla di ricordi, di sogni giovanili e di speranze infrante, di “cose belle volate via”, come ripete la canzone firmata dallo stesso Avati con Sergio Cammariere che fa da leitmotiv al film.
Grazie al perfetto utilizzo della camera a mano e la naturalezza con cui gli attori interpretano i rispettivi ruoli, il pubblico non potrà evitare di empatizzare con i protagonisti, impegnati a realizzare i propri desideri trascurando le cose importanti della vita, come il vero amore. Gabriele Lavia, L’attore di punta di un teatro classico rivisitato, Gabriele Lavia, che interpreta Marzio da anziano, pensa ancora di avere successo nella musica con le sue vecchie canzoni e non non riesce ad ammettere a se stesso di aver sprecato la sua vita dietro un miraggio. Edwige Fenech interpreta Sandra del presente, prigioniera di una vita in cui ha perso tutto. Un lavoro amaro che tradisce una certa amarezza nel regista bolognese:“Con questo film volevo raccontare che in fondo siamo tutti dei falliti e quanto all’amore, pensiamo che ci garantisca la felicità eterna, ma «prima o poi la vita ci apre gli occhi”.