Non deve essere stato facile per Chinonye Chukwu portare sul grande schermo la vicenda di Emmett Till. Dopotutto, è la storia del brutale omicidio di stampo razzista di un bambino da parte di due uomini che sono riusciti a farla franca per tutta la loro vita.
Till è eccezionalmente ben realizzato, con il pubblico che trascorre i primi 30 minuti del film con Emmett e sua madre prima che accada l’indicibile. Emmett Till interpretato da Jalyn Hall, è cresciuto a Chicago. E’ un ragazzo sicuro di sé ed esuberante. Ci rendiamo subito conto che non è un ragazzo da mandare in vacanza nel Mississippi. Non ha interiorizzato la paura dei bianchi. Non è diffidente nei loro confronti e questo lo rende indifeso.
Anche Mamie lo capisce ma decide ugualmente di metterlo sul treno diretto a sud e poi se ne pente. L’episodio che ha portato al linciaggio di Till è avvenuto a Money, Miss., in un negozio di alimentari gestito da Carolyn Bryant. Ci sono stati così tanti resoconti del fatto, comprese testimonianze ritrattate, che è difficile sapere esattamente cosa sia successo, eppure il film presenta una versione plausibile degli eventi. Una cosa è certa, Till ha fatto è stato considerato offensivo da Bryant. I cugini di Till si rendono conto del pericolo in cui si trova Emmett e, guardando il film, vorresti che lo portassero alla stazione ferroviaria più vicina e lo rimandassero a Chicago. Passano invece alcuni giorni, e poi arrivano i colpi alla porta in piena notte.Ovviamente, si sa come andranno le cose fin dall’inizio, e i momenti agrodolci tra il ragazzo e sua madre non possono fare a meno di far venire un nodo alla gola.
Il regista/co-sceneggiatore Chinonye Chukwu dirige il film con grande moderazione. Senza rifuggire dalla brutalità del crimine, il regista sceglie di non descrivere il calvario di Till e si concentra sulla madre, che emerge come una donna straordinaria. Till è una storia di vita vera in cui il Mississippi è un vero inferno per gli afroamericani. Chukwu rafforza questa atmosfera trovando comparse bianche nelle scene del tribunale, che sembrano essere state scelte sulla base di quanto possano sembrare spaventosamente compiaciute e soddisfatte di sé semplicemente stando seduti in tribunale in attesa di una sentenza già scritta.