Occhiali Neri è il nuovo film di Dario Argento in concorso al Festival di Berlino 2022 (nella sezione Special Gala) e nelle sale il 24 febbraio. Un film che il regista horror famoso per aver diretto film come Inferno, Tenebre, Phenomena (conosciuto in America come Creepers), Opera, Trauma, immagina da anni. “La difficoltà era legata al mercato che ricercava storie violente e senza senso – racconta Argento – mentre io vivevo finalmente una fase di riconciliazione con i miei incubi e avevo deciso di spalancare la porta del terrore e oltrepassarla. Infatti Occhiali Neri rappresenta per il punto di arrivo di un percorso inciso nel suo destino di autore suggestionato fin da bambino dai racconti di Edgar Allan Poe”.
Il film si apre con un’ eclissi solare. E’ il presagio del buio che avvolge Diana quando un serial killer la sceglie come preda. La giovane escort, per sfuggire al suo aggressore, va a schiantarsi contro una macchina. La coppia di cinesi all’interno muore sul colpo, il loro bambino sul sedile posteriore rimane praticamente illeso, mentre Diana per il trauma subito, perde la vista. Dallo choc riemerge decisa a combattere per la sua sopravvivenza, ma non è più sola. A difenderla e a vedere per lei adesso ci sono Nerea, il suo cane lupo tedesco e il piccolo Chin.
Nel ruolo della giovane escort divenuta cieca e perseguitata dal maniaco del furgone (alcuni testimoni lo hanno visto fuggire su quel tipo di veicolo) Argento ha voluto Ilenia Pastorelli. “Sono stato conquistato dalla bellezza di Ilenia ma anche dalla fragilità del suo aspetto che esiste in netto contrasto con la potenza del suo sguardo”, ha tenuto a precisare il regista.
Il film è raccontato alternando primi piani a intensi campi lunghi, la sequenza di omicidi che senza pietà, come un elemento necessario, conducono alla catarsi finale. Argento ha dedicato un’accurata attenzione ai dettagli, strumento utile per restituire una visione “altra” della realtà osservata e per andare sempre oltre la superficie delle cose. E con l’utilizzo della soggettiva, ha amplificato l’angoscia dei personaggi per rendere la paura palpabile.
Ci sono pochi dialoghi, ma sostenuti da una potente colonna sonora creata da Arnaud Rebotini per sottolineare l’inquietante atmosfera che lascia aleggiare la minaccia di un killer ridotto ad una forma indefinita e fantasmagorica. Altro elemento che contribuisce a rendere la storia di questa fuga più tangibile, è la fotografia. Dall’esterno all’interno, dalla luce al buio ho sottolineato la claustrofobia che percepisce Diana in tutti i modi nonostante gli spazi aperti e isolati. La campagna, il bosco, il fiume e la notte sono meno ostili del mostro che la perseguita.
Il film è un giallo all’italiana molto intenso, dove però è presente un elemento nuovo rispetto ai film precedenti, e cioè il sentimento e la tenerezza.