Michele Soave si è ritrovato a girare una serie interamente ambientata nell’Isola delle Meraviglie, Makari. “È stato impossibile non cedere al “mal di Sicilia” perché dopo poche settimane questi posti e questa gente ti rapiscono e ti fanno prigioniero”. E’ quello che accade al protagonista della serie, arrivata alla sua seconda stagione con tre prime serate su Rai Uno a partire dal 7 febbraio. Tratto dai romanzi di Gaetano Savatteri, racconta di Saverio Lamanna, interpretato da Claudio Gioè, che dopo aver lasciato il Ministero dell’Interno a Roma, decide di ritornare alle origini,
“Ho cercato di miscelare più generi: oltre al “giallo” si passa dal sentimentale alla commedia, dal mélo al dramma con punte di grottesco creato dalle situazioni dei personaggi che colorano le storie”, ha aggiunto il regista.
La serie è un percorso di rinascita interiore del protagonista che come un naufrago sballottato dalle onde degli avvenimenti che lo scuotono e gli fanno prendere coscienza di quanto fosse inutile il suo vissuto precedente. Saverio riesce a sfuggire alla rassegnazione perenne attraverso ironia, intelligenza. In lui sta nascendo una nuova consapevolezza alla scoperta dei veri valori ma soprattutto di quello primario, forse il più importante di tutti: l’amicizia. Accanto a Saverio c’è Suleima, Ester Pantano, la sua ragazza che da un anno vive e lavora a Milano. La distanza sarà per lui l’occasione di non cadere nell’archetipo della gelosia per non perdere la persona che ama.
Makari è una piacevole novità nel panorama delle serie italiane. Nella serie la mafia diventa un pretesto per raccontare le miserie umane. La Sicilia diventa così una terra di speranza, luminosa e in grado di far ridere, di accogliere tutte le diversità. Molto lontana dai modelli arcaici che ne hanno spesso caratterizzata la rappresentazione nel cinema e nella televisione italiana e non solo.