Spider-Man: No Way Home, sceneggiato da Chris McKenna ed Erik Sommers, è un’esperienza da assaporare, soprattutto se si è in compagnia di fan che reagiscono con smodato entusiasmo a ogni sorpresa e gioco di prestigio che il film ha in serbo per il pubblico. Umorismo, cuore, storia e spessore si fondono armoniosamente nella puntata conclusiva della trilogia, nelle sale dal 15 dicembre.
Fin dalle prime scene appare evidente che Spider-Man: No Way Home vuole essere il film di supereroi più completo e divertente del Marvel Cinematic Universe. Spider-Man: No Way Home inizia dove terminava la puntata precedente. Lo scudo dell’anonimato attorno alle avventure lancia-ragnatela di Peter Parker (Tom Holland) è stato svelato, ora tutti sanno chi è Spider Man, il responsabile della morte di Mysterio.
Il volto di Peter Parker appare in bella mostra su tutti i notiziari striduli del The Daily Bugle mentre la popolazione è nettamente divisa tra sostenitori e odiatori. Le persone più vicine – sua zia May (Marisa Tomei), la compagna di classe e fidanzata MJ (Zendaya) e il migliore amico Ned (Jack Batalon) – cercano di proteggere Spider Man dal grande caos che si è generato intorno a lui.
Disperato, Peter chiede al suo alleato degli Avangers, il dottor Stephen Strange (Benedict Cumberbatch), di lanciare un incantesimo magico per cancellare dalla memoria delle persone il suo passato. Il dottor Strange accetta di aiutarlo, ma il loro piano non va come previsto. L’incantesimo volto a ripristinare il “segreto” di Spider-Man, apre una breccia nel multiverso liberando i più potenti nemici mai affrontati da uno Spider-Man in qualsiasi universo.
Il regista riesce a descrivere il tumulto interiore di un normale adolescente dotato di un dono speciale ma costantemente alle prese con il pericolo di vederselo strappare via. Le esplosioni di sequenze d’azione sono punteggiate da momenti di riflessione interiore che vengono utilizzati per definire a tutto tondo ogni personaggio. Temi come la perdita, il dolore, la cancellazione della memoria, il ricordo e l’eroismo – missione morale contro il desiderio di potere – vengono approfonditi senza rallentare il ritmo del film. Rispetto ai suoi predecessori, nel capitolo finale emerge il lato oscuro del personaggio. E’ la storia di un giovane adulto che dovrà imparare a proprie spese ad assumersi la responsabilità di essere un difensore di tutto ciò che è positivo in questo mondo. Il caos che la rivelazione della sua identità ha generato intorno a lui lo angoscia e lo confonde. Ma anche se le sue opzioni si stanno esaurendo rapidamente, Peter non smette di lottare per ciò in cui crede. Ed anche se i rischi insiti in quella linea d’azione potrebbero mettere in pericolo la sua vita, lui va avanti a prescindere.