Gli anni giovanili di Pier Paolo Pasolini a Casarsa sono raccontati nel film “In un Futuro Aprile” di Francesco Costabile e Federico Savonitto, presentato in anteprima italiana al Biografilm Festival. Un percorso intenso tra memorie famigliari e l’emergere dei temi che domineranno l’opera e la vita dello scrittore.
“In un Futuro Aprile”, secondo titolo “The Young Pasolini” per il pubblico internazionale, si basa sull’intervista al cugino Domenico, detto Nico, Naldini, a sua volta scrittore e poeta, sia in lingua Italiana e friuliana, giornalista, docente. Una sorta di vita parallela al quella di Ppp.
Immagini originali e ricostruzioni
“La prima opera che ho scritto è in lingua friulana, la lingua di mia madre”. Pasolini è sul divano coperto di libri nella sua casa di Roma : “Qui c’è tutta la mia vita”. Immagini di suoi film, spezzoni originali dell’intervista in bianco e nero di Carlo Di Carlo, parti ricostruite con attori si alternano al racconto di Nico Naldini, ormai novantenne. Un punto di vista competente e vissuto, pur se un punto di vista, che consente di tratteggiare l’educazione sentimentale più intima di Pasolini. Lo scenario di sfondo sono i paesaggi campestri e fluviali di Casarsa della Delizia e del Tagliamento, una pianura non bella ma intensa nella fotografia di Debora Vrizzi.
Casarsa vera terra natìa
Pasolini nasce nel 1922 a Bologna e lì si laurea, ma è Casarsa delle Delizie in Friuli a svolgere il ruolo di terra natìa. E’ la terra della famiglia materna, delle vacanze estive, del rifugio dopo l’8 settembre, fino al processo del 1946 prima del trasferimento definitivo a Roma.
Nel racconto, sincero e delicato, Naldini delinea con brevi tratti l’amore simbiotico di Pier Paolo con la madre Susanna, il rapporto con il fratello partigiano e poi martire Guido, accenna al padre e alle altre figure della famiglia, tra le quali lui stesso, di pochi anni più giovane.
Negli anni ’40 a Casarsa prendono forma più chiara, per Pasolini, sia i temi politici, sia quelli esistenziali e poetici. C’è la scelta per le realtà popolari ai margini, e anche la scelta della loro lingua dialettale, in spregio alla cultura fascista. Questo il senso del primo libro, “Poesie a Casarsa”, 1942, e dell’Accademia della lingua friulana. “La prima scelta sociale, allearsi con gli umili contro il potere” racconta Nico. C’è l’esperienza della guerra, come annientamento della persona, “un continuo senso del mio cadavere”. C’è la gioia della sopravvivenza, con l’esperienza della scuola poetica, insieme alla madre, in un casello nei campi: “Ora di quel periodo mi sembra tutto perfetto, anche i bombardamenti”. E poi c’è l’attrazione erotica ed estetica verso i giovani del paese e la loro verità.
Vite parallele
La Ciaccona n. 2 di Bach, che rimanda all’infatuazione tormentata per la giovane musicista slovena Pina Kalc, accompagna con dolore e intensità il racconto di questi anni giovanili. Un percorso parallelo alla vita di Nico Naldini e con inevitabili connessioni. Un racconto che termina con il trasferimento definitivo a Roma nel 1950 dopo la condanna del Tribunale, l’allontanamento dall’insegnamento e l’espulsione dal Pci.
Il film è vincitore del DOK Leipzig Award a Bio to B 2018, ed è stato presentato per la sezione Biografilm Italia. E’ prodotto da Remigio Guadagnini e Augusta Eniti per Altreforme, in associazione con Centro Studi Pier Paolo Pasolini, Cinemazero, Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico, Kublai Film. In collaborazione con Home Movies – Archivio Nazionale del Film di Famiglia. Ha il il sostegno di Fondo per l’Audiovisivo del Friuli Venezia Giulia, Friuli Venezia Giulia Film Commission, Fondazione Friuli.
Il Biografilm Festival, dal 5 al 15 giugno, e che si tiene normalmente a Bologna, ha avuto corso quest’anno esclusivamente in versione virtuale, in attesa di uno sblocco della chiusura dei cinema e di poterlo celebrare con il pubblico con la prossima edizione.