Dopo il mito di Amore e Psiche, al Teatro Basilica di Roma, uno spazio scenico che andrebbe visitato solo per sè stesso, senza nemmeno uno spettacolo dentro tanto è affascinante, va in scena un’altra leggenda, quella dell’indovino Tiresia.
Narra la storia che egli fu uomo e fu donna e poi ancora uomo e infine, fu, per un parere sgradito agli dei, reso cieco e veggente, pur non desiderandolo. E infine gli fu imposto di vivere per sette generazioni sulla terra, rendendolo quasi immortale. Un immortale triste e sofferente perché conscio del destino tragico dell’umanità.
“Dimmi Tiresia” è dunque quel coro di domande umane che ogni generazione gli rivolge, dai re agli assassini, dagli eroi ai contadini. Dimmi Tiresia, quale sarà il nostro futuro. Diventa così, pur non vedendo, il testimone unico di un futuro che nessuno può scorgere, la voce narrante di eventi sconvolgenti e prevedibili, di dolori preannunciati.
Una delle più ovvie domande, quella per la quale lo si ricorda più facilmente, è la famosa questione, “dimmi Tiresia, chi tra uomo e donna raggiunge con più piacere l’orgasmo?” Bene, se non sapete la risposta dovete assolutamente andare a vedere lo spettacolo messo in scena al Teatro Basilica di Roma nella scrittura e recitazione di Luisa Stagni. Al centro della scena un coro ligneo quasi fossimo nella chiesa del mondo, nella sacralità più importante eppure costantemente disattesa, la sacralità della parola detta che perde progressivamente valore e peso.
Due danzatori, Luca Piomponi e Lucrezia Serafini, intrecciano le parti dell’uomo e della donna, di un Tiresia giovane e instancabile nel cercare della vita ogni piacere. Un coro umano e canoro (Alessandra Corso, Laura Felice, Marina Madeddu e Carla Tavares) assume il compito ingrato dell’umanità questuante e condannata alla propria cecità. Al centro un omino bendato, Tiresia (Luisa Stagni), quasi uno charlot transgender che declama il suo esistere tra visioni e indifferenza.
Qui si comprende come le capacità profetiche non siano una compensazione per la perdita subita, ma il superamento di una conoscenza empirica a favore di un “modo altro” di sapere le cose e di comprendere la realtà, conoscere lo spazio-tempo. Una grande suggestione per una ricerca sull’elaborazione cognitiva dello spazio. Infatti, in assenza della vista, i due sistemi percettivi, udito e tatto, prendono in carico il resto, utilizzando strategie differenti, perché udito e tatto dipendono dalla successione sequenziale, mentre la visione ha il dominio della simultaneità.
Il progetto è nato nel 2015 quando la Stagni, autrice, regista e drammaturga, resa lei stessa cieca da una malattia, approfondisce e concentra la sua ricerca proprio sul percorso attoriale fatto di relazione tra percezione sensoriale e spazio non percepito. Il risultato è “Dimmi Tiresia”, una performance trascinante da dove ne usciamo frastornati, con il dubbio di non aver ancora “visto” niente della vita.
Teatro Basilica
11 | 16 febbraio
teatrodanza
DIMMI TIRESIA
scritto e diretto da Luisa Stagni
coreografia Luca Piomponi
con Lucrezia Serafini, Luca Piomponi e Luisa Stagni
supervisione artistica Aurelio Gatti
Mda produzioni danz
Piazza Porta S. Giovanni, 10 Roma (RM)
Contatti / Prenotazioni: +39 392 97.68.519 – info@teatrobasilica.com
Biglietti 15 euro
Orario spettacoli dal martedì al sabato ore 21.00
Domenica ore 18.00