Jean-Luc Lagarce, il secondo autore più rappresentato in Francia dopo Molière, è morto prematuramente all’età di 38 anni per Aids. In Giusto la fine del mondo (1990), al Teatro Eliseo dal 12 febbraio al 1 marzo, un’opera scritta prima che lo stesso autore sapesse di essere sieropositivo, Lagarce racconta con estrema delicatezza e discrezione la storia di uomo di nome Louis – malato di Aids e prossimo alla morte – che dopo essere stato lontano da casa per diversi anni, torna per comunicare ai suoi familiari la notizia della sua malattia e della sua imminente morte. Ad aspettarlo trova la madre vedova, i due fratelli Antoine e Suzanne, e la cognata Catherine.
I cinque personaggi si muovono su un palco spoglio, con poche sedie, sulle quali siederanno solo la madre e il figlio Louis. Una scenografia perfetta per mettere in scena una dissezione feroce, divertente e dolorosamente onesta di quegli estranei intimi conosciuti come famiglia
L’adattamento di Luca Ronconi riesce a trasferire in teatro il modo con cui le famiglie usano il linguaggio per esprimere sia il desiderio che la repulsione. Lo spettacolo si regge sull‘uso del monologo interiore, a sottolineare la profonda solitudine in cui è chiuso ciascun personaggio. I personaggi sembrano infatti rivolgersi a se stessi anche quando parlano con gli altri, come se cercassero rassicurazione che il modo in cui percepiscono le cose è come sono realmente.
Un fedele ritratto della frammentazione del nucleo famigliare che spesso si trasforma in un violento turbine di rancori, amarezze, solitudine e dubbi. Per fuggire verso la famiglia elettiva degli amici e degli amori.