C’era una volta Sergio Leone. È un titolo evocativo quello scelto per la grande mostra in programma all’Ara Pacis, fino al 3 maggio 2020, che celebra, a 30 anni dalla morte e a 90 dalla sua nascita, uno dei cineasti più amati del pubblico di ieri e di oggi, venerato dai registi contemporanei.
Sergio Leone è stato il primo regista postmoderno che, da Martin Scorsese a Steven Spielberg, da Francis Ford Coppola a Quentin Tarantino fino a John Woo, ha invaso gli schermi di tutto il mondo. Segue le orme del padre, noto regista del muto (Roberto Roberti pseudonimo di Vincenzo Leone), facendo pratica negli anni cinquanta con registi americani in trasferta romana (da Wise a Le Roy, fino a Wyler).
Spettacolo , mito e favola, sono infatti queste le dimensioni all’interno della quali si snoda il percorso espositivo, curata dal direttore della Cineteca di Bologna, Gian Luca Farinelli, in collaborazione con Rosaria Gioia e Antonio Bigini. Cinque sezioni “labirintiche” (Cittadino del cinema, Le fonti di un immaginario, Laboratorio Leone, C’era una volta in America, Leningrado e dopo) per raccontare un cinema di resistenza che porta alla consapevolezza di non possedere alcuna verità e ragione. Come emerge nella cosiddetta” trilogia del dollaro”, con Clint Eastwood protagonista in ogni suo film, fino al capolavoro di C’era una volta in America, film del 1984 con cui Leone reiventa il genere western, capovolgendone contenuti e storie, utilizzando il cinema come favola politica per convincere gli spettatori che quello che vedono stia accadendo realmente. Da tutto ciò deriva una complessa visione del mondo che offre uno sguardo critico alla storia dell’Italia.
Grazie ai preziosi materiali d’archivio della famiglia Leone, la mostra si addentra nello studio del regista, dove nascevano le idee per il suo cinema, con i suoi cimeli personali e la sua libreria, per poi immergersi nei suoi film attraverso modellini, scenografie, bozzetti, costumi, oggetti di scena, sequenze indimenticabili e una costellazione di magnifiche fotografie.
C’era una volta Sergio Leone vuole così ricordare chi come pochi altri è riuscito a realizzare una equazione perfetta tra cinema e mito per fare cinema politicamente.
Foto di copertina: Set del film “Per un Pugno di Dollari”