Steppa, steppa, steppa, una Siberia invernale mite, ora la piena del Po. Ma almeno ormai è vicina a casa Paola Giacomini. Dopo novemila chilometri percorsi a cavallo attraverso Mongolia, Russia, Lituania, per arrivare in Polonia. Giunta infine in Italia mancano pochi giorni per raggiungere Caprie, val di Susa, anche se sembrano i più duri, sotto la pioggia battente, lungo il corso del Po.
L’avevamo incontrata quasi un anno fa, con The Spot.News, quando, arrivata al confine tra Mongolia e Russia era dovuta rientrare in Italia per motivi burocratici che rischiavano di far sfumare la sua impresa epica: ripercorrere le strade dei cavalieri mongoli, signori delle steppe, per un viaggio di pace sulle orme dei discendenti di Gengis Khan, e raggiungere la Polonia con un messaggio di pace. Un progetto per valorizzare la cultura che ha visto l’uomo e il cavallo attraversare insieme secoli di storia, cultura e e civiltà.
Poi uno dei tanti “stop and go” che ha vissuto in questo anno e mezzo. Dopo lunga attesa il via libera e il viaggio è continuato, con i due fedeli cavalli mongoli, Il Diritto e Custode. Trenta chilometri al giorno tra ampie pianure, foreste devastate dalla tempesta, incontri con famiglie ospitali, fabbri ferrai pronti ad aiutare, conventi ortodossi dove trovare riparo, uffici dai permessi impossibili e poi funzionari dalla dedizione sorprendente. Tutto documentato attraverso i social, i selfie, le foto fatte da altri e brevi racconti pubblicati sulle sue pagine Facebook e Instagram SellarEpartire, dal nome del suo sito, o quella personale. Dei momenti più tosti, al confronto con una natura arrabbiata, o selvatica, si comincia solo ora a sapere qualcosa. Ora che casa è vicina.
Paola Giacomini ha varcato il confine italiano con Custode, un forte e insolitamente grande cavallo mongolo, il 20 ottobre scorso. Il Diritto ha preferito farsi portare in macchina da Cracovia a Egna. Da lì diverse tappe, a Trento per il primo racconto di viaggio, a Verona dove ha ricevuto il tributo delle genti a cavallo riunite per la Fiera.
L’arrivo in Italia è stato salutato da articoli e interviste. A Repubblica ha concesso il racconto di quando, nella taiga siberiana, a cinque giorni dall’ultimo villaggio abitato, si è trovata in una foresta abbattuta da una tempesta di vento. “Ho passato 48 ore a tagliare alberi per aprirmi un varco e stavo per arrendermi. Poi ho capito che il Dritto mi stava indicando e abbiamo percorso quella: a ogni possibile biforcazione era lui a decidere. Alla fine ci ha condotti in un villaggio con una pompa di benzina, aperta alle tre di notte”. Riuscito grazie a lei, con tanto di seguito di stampa polacca, l’incontro tra la città di Kharakhorin, in Mongolia, e la città di Cracovia, in Polonia, nel simbolo della freccia di pace che Paola ha consegnato, da parte del sindaco mongolo al sindaco e al sindaco polacco, come per spezzare la tradizione che vuole che ogni giorno a Cracovia si ricordi l’invasione mongola, con la musica interrotta dalla torre.
Nei giorni scorsi Paola Giacomini ha fatto tappa a Cacciola di Scandiano, Reggio Emilia, ospite di Vittorio Rabboni, allevatore visionario che, all’interno del suo progetto “Viandant”, ha fornito supporto tecnico alla spedizione e l’ha incoraggiata. E’ in questa nuovissima struttura equestre che l’abbiamo incontrata, domenica 17 novembre, in un giorno di sosta, prima di riprendere la marcia, questa volta dovendosi misurare con la pioggia incessante, le campagne gravide d’acqua e fango, il Po inquieto a Nord. Direzione Parma, Piacenza, poi verso Torino. E’ lungo questa traiettoria che sta marciando.
Questa volta Paola non è sola. C’è con lei un’altra cavallerizza, Martina Chinca, che la aiuta a realizzare un sogno, a lungo nutrito in questi mesi. Poter aggregare al viaggio Isotta, la sua cavalla, cieca da un occhio, con la quale ha condiviso negli anni tanti viaggi e tante avventure, in particolare il percorso lungo l’arco alpino. L’anziana Isotta è stata accompagnata a Scandiano e da lì si è messa in marcia per tornare nella sua Caprie, con questi strani fratelli della Mongolia, con i quali dividersi Paola, e non sarà facile, anche se l’amore può tutto.
Paola Giacomini e Martina Chinca in partenza verso Caprie (c) Ums
La storia che Paola Giacomini sta portando con sé è qualcosa di molto più grande di quanto non si possa raccontare in un incontro. Porta con sé un viaggio enorme, quello di “migliaia di cavalli e cavalieri che nei secoli per migliaia di chilometri avevano cercato erba e acqua per i loro cavalli e rincorso un confine sempre più lontano”. Porta con sé il supporto liberale e sincero ricevuto lungo il cammino, come viandante e come donna, l’imparare a dare e togliere fiducia, ma a riconoscere la buona sorte quando meno te lo aspetti. Porta, confermata, la forza di un legame unico che si può instaurare tra due specie diverse, l’uomo e il cavallo, e che ha ancora addosso i segni della storia.
Paola, il Dritto e Custode si sono accompagnati e si sono protetti, angeli custodi gli uni per l’altra e viceversa. Ora, dopo una spedizione preparata in dieci anni, con sei viaggi in Mongolia, ci saranno l’accoglienza a casa, in Val di Susa, il lavoro sulle piste da sci e, si spera, il tempo del racconto e della rielaborazione di ciò che è stato. Il futuro? L’Est sembra chiamare ancora. Ma, intanto, c’è ancora da lasciarsi alle spalle il percorso lungo il Po.
Fotoservizio (c) Ums
Per seguire Paola Giacomini:
Instagram @sellarepartire