Tra i protagonisti del RomaEuropa Festival il visionario regista francese Aurélien Bory. Il suo ‘aSH’, con la danzatrice Shantala Shivalingappa, è il terzo capitolo di un percorso dedicato a ritratti di donne che il pubblico del festival ha potuto seguire nel corso degli anni assistendo a ‘Plexus’ con Kaori Ito (2014) e a ‘Questcequetudeviens?’ con Stéphanie Fuster (2015).
Ash, in scena dal 13 al 15 novembre, conferma uno stile originale capace di mescolare performance contemporanee all’avanguardia con un occhio attento all’estetica e all’arte popolare dell’intrattenimento. Un assolo intriso di poesia e spitualità. Shantala Shivalingappa incarna Shiva, il dio della danza e della morte, che crea tanto quanto devasta. Con un corpo coperto di cenere che si muove mentre l’acqua scorre, Shivalingappa esegue la classica danza indiana di ispirazione Kuchipudi , invoca la natura e le divinità per rivelare il loro potere distruttivo o creativo e trasforma la coreografia in un tableau vivente. In ogni momento e in ogni gesto, la danza di Shantala è vita e morte, epifania, scomparsa e traccia, mescolate indissolubilmente. Un enorme schermo di carta, che funge anche da strumento a percussione, genera una tempesta prima di trasformarsi in un terreno di cenere.
Irradiata dalla crescente intensità nella danza di Shivalingappa, la coreografia suggerisce che il palco è un unico spazio sacro e gli attori che lo calcano sono strumenti di questa sacralità. Per magia, gli occhi degli spettatori trasformano il centro del palcoscenico, prima in un’immagine simile a un mandala, poi in un “centro sacro”, quindi in un “altare”.
Un balletto di “misticismo indù e fisica quantistica”, questo omaggio a Shiva, permette al mondo di essere e di ballare lo spazio.