A pochi chilometri da piazza San Pietro, in via De Vecchi Pieralice, nel quartiere Valle Aurelia, “Gustamundo” organizza cene multietniche preparate da migranti, rifugiati e richiedenti asilo, già cuochi e ristoratori, provenientida 20 Paesi diversi.
“Gustamundo” è un progetto che nasce nel 2016 per volontà del titolare del ristorante messicano “El Pueblo” Pasquale Compagnone con la collaborazione con vari centri d’accoglienza. Dopo la serata che ha visto Ilyas, un rifugiato pachistano fuggito dal Kashmir quattro anni fa, dietro ai fornelli insieme ad altri duerichiedenti asilo, l’iraniano Amir e il gambiano Bubadi, il 31 ottobre per la cena solidale sono state coinvolte due cuoche Rom residenti presso la Casa di Leda, una struttura protetta, attiva dal 2017, che ospita donne in misura alternativa alla detenzione con i loro figli minori. Quelli utilizzati dalla Casa, sono spazi confiscati alla mafia e questo la rende un unicum in Italia ed Europa.
La cena è stata un’occasione speciale d’incontro fra persone, attraverso il cibo. La condizione di emarginazione in cui versano alcune minoranze si combatte, anzitutto, creando occasioni di conoscenza reciproca e scambio, per un superamento diffuso dei pregiudizi verso l’Altro. “Su persone come Bea e Behara – afferma Pasquale Campagnone, fondatore e direttore di Gustamundo – pesano più fattori di rischio in termini di emarginazione: le loro origini Rom e la pena che stanno scontando”. In Italia, secondo la Comunità Europea, risiedono tra le 110.000 e le 180.000 persone di origine rom, cifra che rappresenta circa lo 0,23-0,25% della popolazione totale. Di questi, solamente un quinto vive in condizione di precarietà abitativa. Eppure, l’alto livello di pregiudizio contribuisce a perpetrare uno stato di discriminazione permanente nei confronti di tutta la minoranza.
Per entrambe le donne, che nel 2021 finiranno di scontare la loro pena, occasioni come quella offerta da Gustamundo rappresentano un piccolo passo verso il ritorno a una vita normale e, possibilmente, a una condizione più dignitosa, di maggiore inclusione sociale ed economica, al fianco dei loro figli.
Ogni cena, una storia per provare a cambiare la narrativa negativa sull’immigrazione. Gustamondo non è solo un’occasione di scambio culturale e confronto ma anche di inserimento lavarativo per i migranti. Lo scopo ultimo del progetto, è infatti rendere completamente autonomo il gruppo di cuochi migranti e fare in modo che sappiano non solo cucinare e adattarsi al contesto italiano, ma anche gestire un’impresa.