Ad un primo impatto sembra solo un altro film d’azione con Liam Neeson, solo con i nemici eliminati stavolta in modo “nuovo, più creativo” (!), ma poi ci si rende conto che il fermarsi a quella sensazione ci porterebbe solo ad ignorare la salda sceneggiatura costruita attorno al personaggio di Neeson e capace di permettere alla dinamica sceneggiatura numerosi divertenti misfatti. Insomma, se non siete pronti a ridere anche “in faccia alla morte” non andate a vedere “Un uomo tranquillo-Cold Pursuit” del norvegese Hans Petter Moland (Un bellissimo paese e Il messaggio nella bottiglia-Cospiracy of Faith), al cinema dal 21 febbraio, è il rifacimento dichiarato di “In ordine di sparizione-Kraftidioten” del 2014 dello stesso regista, con allora Stellar Skarsgard come attore principale.
Le novità sono per lo più “cosmetiche”, con le fredde montagne del Colorado che prendono il posto dell’innevato entroterra norvegese ed un’ironia più marcata. Nels Coxman (Liam Neeson), uomo semplice, fiero di essere un diligente cittadino della turistica cittadina sciistica di Kehoe, sulle Montagne Rocciose del Colorado, dove ha vinto il premio dell’anno per il suo instancabile impegno come spazzaneve, trascorre in completa armonia la sua esistenza, assieme alla moglie Grace (Laura Dern) e suo figlio Kyle (Michael Richardson), almeno fino a quando la sua vita non viene sconvolta quando il figlio viene ucciso da un potente boss locale della droga, Trevor “Il vichingo” Calcote (Tom Bateman). Alimentato dal bisogno di vendetta, l’improvvisamente allucinato e violento Nels decide di smantellare “pezzo per pezzo” il cartello della droga con estrema precisione, per poter così arrivare al vertice della catena che ha ucciso suo figlio. La strada per la vendetta prende vie inaspettate, tra personaggi assurdi e faide tra il clan del “vichingo” e quello di White Bull (Tom Jackson), capo di una banda di narcotraffico di nativi americani.
Il film viene scandito in base all’ordine di sparizione dei vari personaggi, con il loro nome mostrato sullo schermo quasi fosse una lapide cinematografica. I ralenty segnano le principali sequenze clou d’azione, quasi fossero un omaggio a Sam Peckinpah e John Woo.
Diciamolo subito, “Un uomo tranquillo” (niente a che vedere con il film omonimo di John Ford !) è ben diverso dai molti lavori incentrati sulla vendetta, anzi, per certi versi ne è una parodia, tant’è che dopo una quindicina di minuti “svolta” e prende decisamente la strada di uno sbrigliato, irriverente umorismo nero, che piacevolmente salta tra black comedy e gangster movie, anche se non sempre riesce a conciliare bene le due anime, a causa di elementi e sotto-trame che distraggono lo spettatore dal vero protagonista.