Per tre anni la creatrice del punk Vivianne Westwood viene filmata da Lorna Tucker, ex modella al suo primo lungometraggio dal titolo ‘Westwood: Punk, Icon, Activist’, presentato al Sundance Film Festival, che arriva nelle sale oggi, mercoledì 20 febbraio, in occasione della Settimana della Moda, e distribuito da Wanted Cinema e Feltrinelli Real Cinema.
La Tucker in 80’ cerca di raccontare la storia di Vivienne Westwood, icona Punk Rock per eccellenza, una delle artiste più influenti della storia contemporanea.
Da subito, però, ci rendiamo conto che all’eccentrica Vivienne non interessa ripercorrere, nuovamente, l’avventura rivoluzionaria vissuta con Malcolm McLaren – suo secondo compagno, manager musicale dei New York Dolls e inventore dei Sex Pistols- e partner, da inizio anni ’70, nella diffusione di quell’estetica iconica fatta di borchie, spille da balia, creste colorate e tanto altro che definiamo punk.
La Westwood, quasi restia a voler narrare quegli anni, si racconta per quello che è oggi: una donna che cerca di mantenere, per quanto è possibile, il controllo di un’azienda che si destreggia tra la costante ricerca di qualità e il perenne desiderio di mantenere l’indipendenza originaria, tra le difficoltà di dover gestire le azioni di marketing e di continua crescita sino a quelle, a lei molto care, del rispetto ambientale e che fanno di lei un’attivista convinta. L’attivismo green della Westwood appare, però, solo verso la fine, come un’appendice, andando un po’ ad inficiare quello che ci si aspettava leggendo il titolo.
Il focus del documentario è, dunque, puntato sull’inesauribile volontà di ricerca e riconoscimento nel mondo della moda. Non è certo facile riuscire a raccontare in poco più di un’ora le dinamiche di un mondo impalpabile e in continuo cambiamento e lo si evince dal lavoro della Tucker che non riesce completamente nel suo intento. E’ quasi costretta, infatti, a cercare dei confidenti e delle persone vicino alla poliedrica donna, per aggiungere le loro descrizioni e fornire un quadro più completo della carriera della Westwood. Ci sono così: testimonianze affettuose e intime da parte del suo secondo marito e collaboratore, Andreas Kronthaler, aneddoti di Joseph Corré e di suo figlio avuto con Malcolm McClaren, e ancora racconti del suo socio in affari Carlo D’Amario.
Anche inserendo queste interviste, però, il documentario resta più un’introduzione alla Westwood che un ritratto completo dell’incredibile personaggio che, certamente, emerge di più quando la videocamera la segue nel suo quotidiano, dove non mancano pareri sinceri sulle persone, sul suo lavoro e sulle cause per le quali combatte.