Alessandro Mahmood, mamma sarda e papà egiziano, dopo la vittoria a “Sanremo Giovani” insieme a Einar, è entrato di diritto tra i big dell’edizione numero 69 del Festival di Sanremo. Sul palco dell’Ariston ha presentato “Soldi”, un brano orecchiabile e ispirato alla storia della sua famiglia. In attesa dell’uscita a marzo del suo primo album di inediti, “Gioventù Bruciata”.
Soldi è un titolo forte per una canzone
Mahmood: Ho scelto di portare questo brano perché è la linea guida dell’album “Gioventù Bruciata”. Un lavoro che è durato circa tre anni. Ma non parlo di soldi a livello materiale ma di come essi possono cambiare i rapporti all’interno in una famiglia. Le undici canzoni dell’album parlano del rapporto con la povertà e i disagi di chi vive nelle gradi aree dimenticate delle periferie.
Quei versi in arabo?
Mahmmod: Sono ricordi legati alla mia infanzia e anche se non lo parlo ci tenevo ad inserire nel testo parole come “Ualadì”, “habibi” che in arabo significano “figlio mio” e “tesoro mio”.
A soli 26 anni hai già firmato successi come “Nero Bali” – di Elodie, fino a “Hola” di Marco Mengoni
Mahmood: Vorrei scrivere per Carmen Consoli. Sarebbe un sogno ma so che a lei piace scrivere da sola.
Stasera salirai sul palco con Guè Pequeno, vero nome Cosimo Fini, col quale hai collaborato diverse volte lo scorso anno
Mahmood:”Stimo molto Guè Pequeno, il Sinatra del rap italiano. Speriamo stasera di portare sul palco dell’Ariston il rap alla massima potenza.
Come definiresti il tuo stile?
Mahmood: Io arrivo dal mondo hip hop, R&B, mi facevano ascoltare da bambino i cantanti arabi. Ora non so come definire il mio stile e allora penso di essermi inventato una specie di Marocco pop.
https://www.youtube.com/watch?v=KvJUrrMgyGs