Ci sono quei posti che ti si attaccano addosso, che ti porti dietro come ricordi imperturbabili. E ci sono volti, facce che ti sussurrano storie senza fine. A volte la nostalgia ti spinge a ritornare là dove tutto è iniziato.
È proprio quello che accade in “Che ci faccio qui”, il programma che Domenico Iannacone, ho concepito e condotto. Una nuova serie in tre puntate prodotta da Rai3 e Ruvido Produzioni, e che riprende, dopo anni, un viaggio nel profondo Sud dell’Italia, per capire se il tempo ha lasciato il segno o se tutto resta come un eco del passato.
Nella prima tappa andata in onda su Rai3 il 30 maggio, torniamo in Calabria, terra di contrasti e di battaglie silenziose. Qui, tra la polvere e le storie intrecciate, ci sono uomini come Bartolo Mercuri. Lo chiamano “Papà Africa”, un piccolo commerciante che non ha mai smesso di tendere una mano ai migranti di Rosarno, con la sua associazione “Il Cenacolo”. Attraverso lui, ci immergiamo nella realtà della Tendopoli, tra le pieghe di una umanità sofferente stretta nella morsa della povertà estrema. Come Alì, il bracciante senegalese che vive in un deposito abbandonato, senza luce né acqua, simbolo di un’esistenza invisibile.
Poi c’è Antonino De Masi, un uomo che combatte contro le cosche, con l’ombra della ‘ndrangheta che si allunga sulla sua vita ogni giorno. Protegge la sua azienda nel porto di Gioia Tauro, scortato dall’esercito, mentre la sua famiglia vive al Nord, al sicuro. La sua battaglia è per la legalità, senza cedere, senza arretrare. E adesso, accanto a lui, c’è suo figlio Giuseppe, che ha scelto di tornare in Calabria per lottare al suo fianco. Una scelta coraggiosa che parla di dignità e di sacrificio, di una famiglia che ha deciso di non piegarsi davanti alla criminalità.
Nella seconda puntata, in onda il 6 giugno, Domenico Iannacone è accompagnato da Bartolo Mercuri, un venditore di mobili con un grande cuore, attraverso un mondo di migranti, raccontando storie di ingiustizia sociale e disagio abitativo. In un’alternanza di toni narrativi, Iannacone ci guida attraverso mondi che sfidano le nostre percezioni comuni.
A Mammola, ai piedi dell’Aspromonte, c’è un luogo che sembra estraneo al tempo e allo spazio, dove l’arte e la visione si mescolano in un sogno senza tempo. Qui, Nik Spatari, un artista sordo e visionario, ha fondato il Musaba negli anni ’60 insieme alla sua compagna Hiske Maas. Questo museo-laboratorio d’arte contemporanea ospita “Il sogno di Giacobbe”, un capolavoro definito la Cappella Sistina della Calabria. Nonostante la scomparsa di Nik nel 2020, Hiske continua a custodire il loro sogno artistico.
Da una Calabria che sembra ancorata al passato, emergono storie di innovazione e progresso. Gianluigi Greco, professore universitario esperto di intelligenza artificiale, sta rivoluzionando il campo dell’IA. I suoi studenti trovano lavoro presso una multinazionale giapponese che ha stabilito un polo dell’IA proprio in Calabria.
“Ti vengo a cercare” non solo ci mostra le complesse dinamiche sociali del Sud, ma ci sorprende anche con storie di speranza e cambiamento.
“Che ci faccio qui” è più di uno show televisivo, è un racconto di resistenza, di lotte quotidiane e di speranza. Lo vedrete su Rai 3, a partire dal 30 maggio alle 21.20.