Dopo due anni di intenso lavoro sugli archivi, i provini, gli appunti e gli schizzi, una sceltissima selezione dell’opera di Paolo Pellegrin, fotografo di fama internazionale, è in esposizione fino al 10 marzo 2019 al Maxxi nella mostra “Paolo Pellegrin, un’antologia” curata da Germano Celant.
Le immagini, 150, da diapo a stampe di grandi dimensioni, e l’allestimento d’impatto sono in grado di avvolgere il visitatore nel mondo secondo Pellegrin, qui nella veste di fotografo in prima linea nei conflitti, da Mosul a Gaza, sulle tracce delle migrazioni, come a Lesbo, delle sofferenze dei popoli, come a Phnom Penh, della diversità anche felice dei poveri, come quella della grande famiglia rom di Sevla a Roma. Scatti e progetti attraversati “con l’intensità visuale di un artista”, con un metodo che guarda a un “giornalismo lento”.
Uno sguardo lungo e largo che predilige, come Pellegrin ha affermato in un’intervista di Mario Calabresi “la foto non finita”, la foto “che lascia uno spazio non detto, mosso”, che ferma gli spettatori e li costringe a interrogarsi, farsi una domanda, dare risposte “non univoche”.
Nera – Fotogallery di UMS
Quasi come un viaggio al centro della terra, la mostra antologica si apre con un video del Mare Mediterraneo vicino alla costa libica del 2015, proiettato sul muro di cemento del Museo, per passare nella grande sala completamente nera illuminata da foto a tutta parete, un ventre oscuro, una città funesta con grida e silenzi di una umanità in guerra o condannata o in fuga o nascosta, per risalire poi verso la luce della vetrata e lì incontrare i volti giapponesi delle metropolitane, e ancora riposare nella sala di compensazione con il generosi tazebao dei diari, infine raggiungere guidati dalla Monalisa rom, Erma, 2015, l’ultima immagine una luce blu, Congo-Brazzaville, 2013 e tornare a riveder le stelle.
Diario di lavoro – Fotogallery di UMS
Il bianco e nero è netto, eppur è vero che racconta qualcosa di sospeso, quel momento in cui la storia è ripresa nel suo essere in movimento.
“Non sono interessato nel rubare una foto. Sono interessato invece a vivere per quanto possibile con le persone che fotografo. Ho un approccio antropologico, mi piace trovare temi e soggetti per raccontare le mie storie…“ dice Pellegrin. Artista, intellettuale, giornalista, narratore, (e architetto) Pellegrin ha realizzato pienamente e con continuità questa aspirazione nel progetto „Sevla“, avviato nel 2015 come progetto della Rome Commission per un ritratto della città di Roma di cui al Maxxi sono presenti diapo, notizie e la foto di Angelina: un progetto sulla grande famiglia di Sevla, rom bosniaca, che vive a Roma. „Amo questa gente, amo questa famiglia“. Il progetto continua ed è diventato un’amicizia.
Ritratti e Luce – Fotogallery di UMS
Sapendo cercare, sapendo guardare, si può trovar pace dove meno l‘aspetti.
Il video dell’intervista di Calabresi
Il progetto Sevla
https://www.magnumphotos.com/arts-culture/society-arts-culture/paolo-pellegrin-sevla/
Info sulla mostra al Maxxi