Bionda, come l’attrice che più l’ha ispirata Monica Vitti. Talento comico puro. Diverte, si agita sul palco con intelligenza e leggerezza raffinata l’attrice torinese Ketty Roselli, che vedremo in “Molto sudore per nulla”, lo spettacolo da lei scritto e interpretato al Teatro Brancaccino dal 22 novembre al 2 dicembre. In scena, accompagnata al pianoforte da Antonio Nasca, con monologhi esilaranti, sketch, personaggi cabaret da Zelig Lab, e una passerella di comiche figure femminili con cui rivela alle donne come si può ridere di se stesse, «l’ironia è tutto, mai prendersi troppo sul serio!». L’attrice si svela senza maschere, raccontando il suo one-woman show, l’essere un’attrice comica nell’era del Movimento Me Too («il cambiamento dipende dall’atteggiamento di tutti, da parte di chi ricopre ruoli di potere e da parte degli artisti stessi») e il prossimo ruolo che sogna a teatro, («mi piacerebbe tanto fare Moulin Rouge!»).
“Molto sudore per nulla” è il divertente titolo che fa il verso alla celebre commedia shakespeariana del tuo nuovo spettacolo, come nasce l’idea?
In realtà mi faceva sorridere parafrasare il titolo di una commedia di Shakespeare che viene anche citato alla fine dello spettacolo e poi perché amo molto questi giochi di parole.
Nel tuo spettacolo oltre ai tuoi personaggi di battaglia c’è anche l’omaggio a Monica Vitti con i due stralci tratti da «Schiava d’amore», episodio di «Noi donne siamo fatte così», e da «Amore mio aiutami», cosa ha rappresentato per te questa meravigliosa interprete?
Tantissimo, Monica è un’attrice completa. Rappresenta tutto: comicità, intelligenza, sobrietà, creatività. Un esempio da seguire per imparare.
Quando hai scoperto di voler fare l’attrice?
La prima volta che ho fatto una sostituzione improvvisa in un musical dove ero parte del corpo di ballo. In quel momento mi sono resa conto che mi divertiva tantissimo anche perché a scuola ero un po’ il giullare della classe, in fondo l’ho sempre saputo che mi sarebbe piaciuto far ridere le persone!
Cosa significa per te stare sul palco?
Non risparmiarsi, essere onesti fino in fondo con se stessi e con le proprie capacità, ma soprattutto essere generosi e dare tutto a quelle persone che hanno avuto la voglia di uscire da casa, affrontare il traffico, le file e pagare il biglietto per venire a vederti.
Saper ironizzare su se stessi è il punto di partenza e di arrivo dell’atto creativo?
Senza ironia sarei una donna persa. Mi aiuta a superare momenti difficili, a non drammatizzare, e oltretutto mi viene anche spontaneo non prendermi sul serio. Il gioco, misto a un po’ di follia, è fondamentale per la creazione dei personaggi. Oltretutto sono cresciuta in una famiglia pugliese, dove umorismo e comicità si sprecano.
Hai lavorato con Gigi Proietti, Riccardo Milani, Massimo Romeo Piparo, e poi sul palco con Brignano, Castellano, Lorella Cuccarini e tantissimi altri, chi è stato il tuo maestro e perché?
Ovviamente da tutti c’è sempre da imparare, ho avuto la fortuna di lavorare con dei grandi professionisti e degli animali da palcoscenico.
Ricordi un episodio particolare che ti ha segnato durante il tuo percorso formativo?
Sì, tutte le volte che non hanno creduto abbastanza in me e nelle mie potenzialità, ma in questo lavoro succede a tanti miei colleghi bravissimi, purtroppo.
Parliamo di presenza femminile a teatro, come è lo stato attuale?
Credo che rispetto al passato e all’ambiente cinematografico la situazione sia migliorata, vedo un sacco di colleghe e professioniste che portano avanti progetti anche da sole, comici e non, anche se purtroppo sono ancora troppi gli spettacoli teatrali con testi in cui tutto ruota intorno ad un personaggio maschile principale.
Perché a teatro ci sono pochi one woman show come il tuo?
Il teatro, o comunque l’arte in generale, ha sempre rispecchiato la società attuale.
Dopo lo scandalo Weinstein e la nascita dei movimenti Me Too e Dissenso Comune, riscontri un miglioramento della condizione delle attrici e delle attrici registe e sceneggiatrici come te?
Credo che siamo solo all’inizio, ancora molto deve essere fatto, sarà un percorso lungo. Spero, e soprattutto voglio credere, che le cose possano cambiare, solo che il cambiamento dipende dall’atteggiamento di tutti, da parte di chi ricopre ruoli di potere e da parte degli artisti stessi.
Canti e reciti a teatro, in tv e al cinema, quale linguaggio senti più vicino?
Decisamente il teatro. Mi piace sentire l’energia del pubblico e vedere subito la sua reazione mi permette di migliorare sempre.
Hai mai pensato di mollare durante la tua carriera e perché?
Certo! Purtroppo quando non hai santi in paradiso, o la fortuna di incontrare chi crede e punta su di te, devi fare sempre tutto da sola, e allora è sempre tutto molto più difficile. Alla fine, proprio grazie agli amici, al calore del pubblico e ai fan, ho sempre continuato ad andare avanti.
Hai dei rimpianti lavorativi?
Sì non aver avuto la possibilità di lavorare nel periodo d’oro del cinema italiano in cui gravitavano personaggi come Alberto Sordi, Mastroianni, Totò, che adoro, Giannini e la straordinaria Monica Vitti.
Come si distingue subito un buon attore di cinema, teatro e televisione?
Quando non è troppo preoccupato di far vedere quanto è bravo ma è davvero dentro il ruolo che sta interpretando.