Presentato nella selezione “Alice nella città”, il primo film della Viva Productions “Bene ma non Benissimo” è un gioiellino a metà tra la fiaba e la denuncia e per questo godibilissimo nonostante il tema pesante che viene affrontato ovvero il bullismo nelle scuole. Il punto di vista è quello della leggerezza, per una precisa scelta narrativa come spiegano i due sceneggiatori Vincenzo Terracciano e Fabio Troiano.
“Eravamo già carichi di immagini di violenza piuttosto forti che ci arrivavano da ogni lato, la tivù e i giornali ci rimandavano ogni giorno storie a dir poco terribili, quindi volevamo proprio ribaltare il punto di vista e trattare questo argomento con una nuova sensibilità, in modo che fosse chiaro il messaggio ma lasciando che l’aspetto della commedia prendesse il sopravvento, trattando temi adolescenti con un occhio anche al sorriso e poi Francesco Mandelli (il regista) ci è sembrato la persona giusta per dare forma a questo progetto. Era importante che si mantenessero gli occhi della meraviglia, quelli che gli adolescenti ancora hanno”.
“Siamo una giovanissima casa di produzione – spiega il produttore Pier Paolo Piastra della Viva – e abbiamo fatto questo film perchè puntiamo sui giovani anche sconosciuti, vogliamo educare i ragazzi senza fara tragedie e poi crediamo fermamente in questo progetto. La protagonista è fantastica e spero e sono convinto che tutto vada per il meglio, che entro l’inizio del prossimo anno il film esca in sala e che il riscontro sia ottimo. Sono convinto che sarà così e il film sarà premiato dal pubblico”.
Candida Morvillo (Francesca Giordano) e il padre Salvo (Rosario Terranova) devono raggiungere uno zio a Torino da Terrasini, paesino della Sicilia dove abitano ma dove il lavoro scarseggia. La madre della piccola è morta qualche anno prima anche se dal cimitero continua a parlare e a dare consigli di vita alla ragazzina. Una volta in Piemonte la vita cambia ogni cosa, e adattarsi diventa la parola chiave. Alla nuova camera da letto ricavata nel ristorante dello zio, alla scuola di città dove viene subito fatta oggetto di aggressioni verbali e scherzi di cattivo gusto. Ma la sua travolgente simpatia le farà superare ogni crisi e la porterà addirittura a conoscere Shade, il suo idolo rapper.
In effetti la protagonista Francesca Giordano è assolutamente travolgente e irresistibile. Come dice il nome, attraverso la sua purezza, l’ottimismo, la forza interiore e la capacità di sorridere di fronte ad ogni angheria il bullismo può diventare qualcosa di assolutamente innocuo. La fastidiosa cattiveria di cui si riempiono la bocca bulletti torinesi è direttamente proporzionale alla loro ignoranza e magicamente infranta nel silenzio dell’altro piccolo protagonista, Jacopo (Yan Schevchenko), che dietro al suo presunto autismo trova il suo personale nirvana protettivo. Tra i due nasce una spontanea e sincera amicizia, un sodalizio forte e gentile contro la stupidità dei compagni.
La storia è naturalmente un Bildungsroman, un momento di formazione che qui però investe non solo gli adolescenti ma anche il pregiudizio degli adulti. Gioele Dix che interpreta Vittorio, il padre di Jacopo, incarna il bullo diventato uomo, intriso di business ed esteriorità. Il figlio non può avere per amica una ragazzina sovrappeso e “terrona” anche se è l’unica che in 14 anni si è avvicinata al figlio. La moglie deve essere naturalmente bella e ubbidiente, non può avere opinioni personali. Ecco che ad uno ad uno, quasi come in un film per teenager americani, ogni cosa maligna va sgretolandosi e prende la giusta piega, quella del bene e della giustizia, ma anche quella dell’amore per la propria terra, la Sicilia, che Candida e il padre riabbracceranno per la festa in onore della mamma scomparsa.
Leggero e fresco il film ha in sé una vena poetica interessante e assolutamente comprensibile, un messaggio forte e chiaro che non può essere inascoltato.