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Nella catena di H&M, i lavoratori vivono al di sotto della soglia di povertà

Redazione di TheSpot.news by Redazione di TheSpot.news
25 Settembre 2018
in Società
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Nella catena di H&M, i lavoratori vivono al di sotto della soglia di povertà
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Un’inchiesta del New York Times ha rivelato che i grandi marchi italiani tra cui Fendi e Max Mara frutterebbero i lavoratori pagandoli 1 euro l’ora. Un nuovo report dal titolo “H&M: Le promesse non bastano, I salari restano di povertà  accusa invece il colosso svedese di non corrispondere ai suoi lavoratori un salario dignitoso. Molti di coloro che sono alle dipendenze di “fornitori strategici e selezionati” che l’azienda classifica come “gold” o “platinum”  vivrebbero al di sotto della soglia di povertà- sottopagare i suoi lavoratori.

La ricerca ha riguardato 6 fabbriche distribuite in 4 paesi: Bulgaria, Turchia, Cambogia e India. Sono stati intervistati lavoratori e lavoratrici tra marzo e giugno 2018 durante la campagna “Turn Around, H&M” coordinata dalla Clean Clothes Campaigne, sostenuta dall’International Labor Rights Forume da WeMove.EU.

Secondo la ricerca, i lavoratori intervistati guadagnano in India e Turchia un terzo e in Cambogia meno della metà della soglia stimata di salario dignitoso. In Bulgaria, lo stipendio dei lavoratori intervistati presso i fornitori di H&M non arriva nemmeno al 10% del necessario per condurre una vita quantomeno dignitosa.

Sono tanti, troppi i lavoratori della nota catena di abbigliamento a vivere sotto la soglia di povertà, nonostante 5 anni fa H&M aveva promesso di garantire i diritti dei lavoratori.La campagna è stata lanciata nel maggio 2018 quando è diventato evidente che H&M non avrebbe mantenuto l’impegno di adottare modelli retributivi tali da garantire entro il 2018 la corresponsione di salari dignitosi, un provvedimento che avrebbe interessato a quella data 850.000 lavoratori dell’abbigliamento” si legge nel dossier.

«I salari sono così bassi che dobbiamo fare gli straordinari per coprire i nostri bisogni primari» ha raccontato un lavoratore di un “fornitore d’oro” di H&M in India. Le ore di straordinari in tre delle sei fabbriche coinvolte nell’inchiesta spesso superano il limite massimo legale e lavorare di domenica è frequente in tutti e quattro i paesi in cui si è svolta la ricerca: Bulgaria, Turchia, Cambogia e India. In Bulgaria addirittura i lavoratori hanno raccontato di dover effettuare gli straordinari solo per raggiungere il salario minimo legale.

«Entri in fabbrica alle 8 di mattina, ma non sai mai quando ne uscirai. A volte torniamo a casa alle 4 del mattino seguente», ha rivelato un lavoratore della Koush Moda, “fornitore d’oro” di H&M in Bulgaria. Malnutrizione, stanchezza e svenimenti sul posto di lavoro. Secondo i risultati dello studio, un terzo delle donne intervistate in India e due terzi in Cambogia– che lavorano nelle fabbriche classificate da H&M come “fornitori di platino” – sono svenute sul posto di lavoro. Una lavoratrice in India ha addirittura raccontato di essere stata accompagnata dai colleghi compagni in ospedale per un’emorragia interna dopo aver colpito una macchina durante uno svenimento. Le lavoratrici bulgare parlano degli svenimenti come di eventi quotidiani. Inoltre, una lavoratrice ha denunciato il licenziamento di una compagna dopo uno svenimento.

H&M non può continuare a fingere che le cose stiano migliorando quando i lavoratori sono costretti a fare gli straordinari e ancora vivono in povertà. Questa ricerca mobiliterà migliaia di cittadini preoccupati e consumatori critici che hanno a cuore il rispetto dei diritti umani e il consumo e la produzione sostenibile», ha dichiarato Virginia Lopez di WeMove.EU. 
All’interno della campagna “Turn Around, H&M! esiste una petizione per chiedere salari dignitosi e condizioni di lavoro giuste in tutta la catena di fornituradi H&M. Le firme raccolte hanno già superato quota 100mila.

Tags: abbigliamentodiritti umaniH&MpovertàWeMove.Eu
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