Secondo il rapporto pubblicato ieri 11 settembre dalle Nazioni Unite su nutrizione e sicurezza alimentare, 821 milioni di persone nel mondo sono state vittime della fame nel 2017, 6 milioni in più rispetto al 2016. Tra le cause principali “eventi climatici più intensi, frequenti e complessi”, che costituiscono, secondo il report, uno dei fattori principali della crisi alimentare in corso, a causa della quale 94.9 milioni di persone hanno dovuto fare affidamento sugli aiuti umanitario per poter sopravvivere.
“Siamo sgomenti nel constatare che per il terzo anno consecutivo la fame nel mondo è in crescita. – ha detto Winnie Byanyima, direttrice di Oxfam International – Siamo tornati indietro di dieci anni. Mai come ora abbiamo la certezza che la fame è un prodotto dell’azione umana che alimenta povertà e disuguaglianze, guerre, malgoverno, sprechi e cambiamento climatico. Per sconfiggere definitivamente questo inaccettabile stato di cose, ci vuole lo stesso impegno politico che stiamo mettendo nel lasciare intere comunità morire di fame. Dobbiamo fare di più per spingere i nostri governi a lavorare affinché ogni cittadino possa avere accesso, in modo sicuro e economico, al cibo necessario per sopravvivere. – continua Byanyima – Questo significa raddoppiare gli sforzi per risolvere i conflitti, ridurre il consumo di energie fossili e sostenere l’adattamento dei Paesi poveri ai cambiamenti climatici. Sappiamo cosa va fatto. È solo questione di volontà politica”.
“Per ogni agricoltore che perde il proprio raccolto a causa di tempeste imprevedibili e per ogni allevatore che vede il proprio bestiame morire di fame durante la siccità, si allontanano le probabilità di tenere fede agli impegni assunti da tutti i Governi per raggiungere l’obiettivo Fame Zero nel 2030 – ha aggiunto Giorgia Ceccarelli, policy advisor per la sicurezza alimentare di Oxfam Italia – L’anno scorso assieme ai nostri partner abbiamo lavorato in oltre 35 Paesi per fornire aiuti alimentari alle popolazioni più vulnerabili. Come in Yemen, dove abbiamo distribuito a più di 320 mila persone soldi per comprare cibo, o a Cox’s Bazaar, in Bangladesh, dove lo scorso agosto 144 mila rifugiati Rohingya hanno ricevuto voucher per acquisti alimentari. Ogni mese poi partecipiamo alla consegna di cibo per 260mila persone in Sud Sudan, un Paese in cui lavoriamo dal 1983, ma che è ancora afflitto dalla guerra e, di conseguenza, dalla fame. Continueremo a combattere per ognuna delle persone che ancora soffrono la fame. Per noi non sono numeri ma la nostra ragion d’essere. – conclude Byanyima – Hanno bisogno di soluzioni concrete e durature, non solo di una ciotola di cibo”.