Nel cercare un modo per iniziare una recensione consona ad un tipo con Deadpool, l’unica cosa che mi torna in mente è esordire con un bel fuck! Lo so, non è proprio un bel modo di cominciare e, certamente, potrebbe essere censurabile e poco adatto alle famiglie ma, fuck, un film che si chiama “Deadpool 2 la seconda venuta” non è per famiglie e tanto meno politically correct, right? E’ irriverente se non peggio del solito, dissacrante, cinico fino se non oltre il limite. Insomma, a suo modo un fottutissimo antieroe.
Per questo se volete andare a vedere un film su un supereroe di quelli canonici, senza macchia né paura, non passate per il nuovo, attesissimo, Deadpool 2 che oggi esce nelle sale di tutto il mondo, perché qui di classico non c’è nulla: sigaretta in bocca, pizza avariata e già mezza spizzicata per cena, drogato come non mai e con un carillon di Wolverine sul tavolino che è tutto un programma.
Del resto, cosa (beep) volete di più da uno come lui (il beep è d’obbligo, perché questo è l’unico gergo per entrare in sintonia con uno simile), incapace di prendersi sul serio e con mille contraddizioni, che passa dal canticchiare il motivetto di Frozen – sì proprio il cartone Disney di Elsa e Anna – al rievocare il cane killer di John Wick (e questa è una delle infinite chicche per intenditori di cui è pieno zeppo il film), dal vagheggiare di diventare padre, all’essere arrapato, indipendentemente dal sesso della persona che si trova davanti.
In sostanza, un bastardo come pochi, a cui si aggiunge un figlio di Terminator di nome Cable (Josh Brolin), più un gruppo notevole di sfigati che farà strada (la cui scena del reclutamento è tutto un programma…): oltre al demenziale Dopinder (Karan Soni), della X Force meritano una menzione in particolare Peter, il ‘padre amorevole’ (Rob Delaney) e Domino (Zazie Beetz) che è degna di recitare in un film da protagonista e, con la fortuna che si ritrova, non è un miraggio pensare che prima o poi lo farà…
Ho reso l’idea di quanto balordi sareste se andate al cinema? No? Allora diciamo che se la satira cinematografica di genere Anni ’80 partoriva film(oni) come ‘Balle spaziali’, Deadpool 2 diventa il primo sequel capace, da solo, di rivelarsi un capostipite della nuova demenzialità che fa riferimento ai fumetti che hanno invaso la scena cinematografica.
Il dannatissimo uomo mascherato, devastato sia nel corpo che nell’anima (e proprio per questo non si capisce come possa ancora avere una super gnocca come Morena Baccarin accanto) non le manda a dire in nessun modo. Eppure riesce ad essere eccessivo in tutto, ma senza infastidire, né nei massacri che compie, né tantomeno negli sfracelli auto imposti. Perché la seconda volta non si scorda mai, ovvio.
Certo, di una cosa gli va reso atto, perché Deadpool è l’unico capace di fare cose che nessun altro può fare: già nel primo film si era rotta la cosiddetta ‘quarta parete’ e in Deadpool 2 il nostro torna ancora ad interagire con il pubblico oltre lo schermo, in modo demenziale ed esilarante facendo perfino parlare Stan Lee, padre dei fumetti Marvel,nel suo cameo.
Eppoi visto che è un pezzo di recensione devo ricordarvi che il creatore di questo squinternato anti eroe è Rob Liefeld, uno che di fumetti se ne intende. E già che ci sono menziono che ad interpretarlo è sempre quel Ryan Reynolds – già Lanterna Verde (e non è un caso se ve lo preciso!)- che due anni fa ha collaborato alla stesura e alla produzione del primo film, così sfigato da guadagnare 783 milioni di dollari al botteghino.
Proprio quel fott… di Reynolds nell’intervista pubblicata ad inizio mese sul Venerdi di Repubblica ha parlato con Luca Valtorta di Deadpool 2 dicendo che “Non è il classico supereroe ma una specie di pazzo ripugnante che cerca di essere una persona migliore. E’ uno che nella vita ne ha passate tante e che, però, riesce a filtrare il suo dolore attraverso l’umorismo. Non è un vincente e non vuole salvare il mondo, al massimo il gatto.. Voglio dire che è uno dalla sguardo corto, che non pensa in termini grandiosi, è miope, impulsivo, come un bambino. Uno che non ha paura di farsi avanti e dire la sua”.
Insomma, più che un eroe è uno sballato e anche con poco cervello, ma che non può non catturare l’attenzione, magari anche solo per odiarlo. Fare di più per parlare dell’uscita del film non è possibile perché, come il nostro supereroe, non siamo abbastanza intelligenti per affrontare seriamente problemi reali, come una recensione fatta bene. D’altronde, che altro dire dopo che Wolverine (Hugh Jackman) ha pubblicato su Instagram una video in cui lo definisce (a malincuore), “epico e geniale”?
Per chiudere, una critica al film vogliamo farla in questo c***o di articolo? Allora diciamo che è una vergogna non essere stati invitati a far parte di uno dei fenomenali video promo di attesa (quello con David Beckam è me-ra-vi-glio-so), né agli innumerevoli appuntamenti con i fan che quelli della 20th Century Fox (plauso – con dito medio – a quelli del marketing) hanno fatto in tutta Italia… ma, soprattutto, che gli autori avrebbero potuto evitare di inserire nella colonna sonora pezzi osceni come “If i could turn back time” di Cher e, soprattutto, “Take on me” degli A-ha… Poi come pensano che gli si scriva bene del film?
Ps: se nonostante tutto siete al cinema, almeno non perdetevi la sequenza bonus ‘post-credits’… semplicemente geniale!