Gli antivaccinisti avranno pensato ad una burla. In occasione delle appena trascorse feste pasquali, Giochi Preziosi ha fatto parlare di sé con il lancio sul mercato di un nuovo cicciobello coperto di puntini rossi sul viso e sulle braccia. La celebre bambola infatti, in questa versione, ha il morbillo. Ma basta strofinare una salviettina sulle macchie per farle scomparire. Il messaggio sulla confezione dice: Aiutalo da brava mammina a guarire da questa fastidiosa bua strofinando la salvietta e utilizzando la cremina. Come per magia, i puntini scompariranno”.
Com’era prevedibile, la polemica è divampata sui media e sui social mettendo a confronto esperti e genitori pro e contro la “neonata” bambola.
I critici sono in particolare gli esperti medici e i pediatri secondo i quali il bambolotto rischia di banalizzare e far sottovalutare l’idea di una malattia virale, che non si cura con una salviettina ‘magica’.
“Il morbillo è causa, ancora oggi, decessi e gravi complicanze, mentre si corre il rischio di indurre le persone a preoccuparsi più del vaccino, che è sicuro, che della malattia che, invece, non è assolutamente banale”, tuona il presidente dell’Istituto superiore di sanità (Iss) Walter Ricciardi. “Anche se grazie alle vaccinazioni si è ridotto il numero dei casi, se ne contano ancora centinaia e solo nel 2018 – rileva Ricciardi – in Italia si sono già registrati due morti”.
Da parte sua, l’azienda produttrice non ha alcuna intenzione di ritirare il prodotto e si difende ricordando che si tratta pur sempre di un gioco. “Non pensiamo di aver fatto nulla di oltraggioso, ripescando un concetto che è sempre esistito, quello delle bambole con la ‘bua’” ha detto il Ceo di Giochi Preziosi, Dario Bertè, esclude il ritiro del prodotto, richiesto da vari utenti social e dallo stesso Ricciardi.
“Pensate davvero che un genitore vada in farmacia a chiedere la penna per curare il morbillo? Piuttosto, penso che un bambino chiederà informazioni sulla malattia. Purtroppo è un periodo complicato, vista la polemica sui vaccini, ma non abbiamo pensato ci potessero essere criticità di questo tipo”, chiosa Bertè.
E’ quindi da biasimare questo approccio alla malattia o basta ricordare che si tratta pur sempre di un gioco? Certo, la domanda forse banalizza un po’ la questione, fermo restando che sarà l’impatto sul mercato a stabilire se l’opinione pubblica è davvero scossa e riluttante a questo tipo di iniziative ludiche. E voi lo comprereste ai vostri figli?