Abbiamo tutti l’amica di un’amica che si è sposata con il ragazzo conosciuto su Tinder, Facebook, sessolink, trombsite. Una figura mitologica tra una principessa e un culo, che ha avuto quell’occasione, più rara che diventare una star del cinema, di incontrare l’anima gemella nel mare dei disperati del web.
Ok, non c’è niente di disperato nell’iscriversi a siti e app di incontri, chiunque sia iscritto a un social accetta tacitamente di essere importunato o volutamente corteggiato da un piccolo o grande pesce dell’oceano. Ma sentite cosa è successo:
Su Tinder le parte il match con un ragazzo strepitoso, un professionista, con i capelli (niente affatto scontati al giorno d’oggi). Solo 3 anni meno di lei, il feeling scatta immediato ed avviene lo scambio di numeri di telefono. Lui si toglie da Tinder, come se si togliesse dalla piazza…quasi fosse “ingaggiato” come dicono gli inglesi. Si alza presto per andare al lavoro, le chiede di poterla chiamare durante il tragitto, così fa anche lei, in uno scambio quasi salivare delle rispettive quotidianità. Anche le foto si scambiano, e qualche intimità, raccontata a voce, documentata da qualche foto più intima ma mai volgare.
Arriva il weekend del fatidico incontro, due giorni prima lui le dice di aver ricevuto un incarico importante, che attendeva da tanto, che lei è stata il suo portafortuna e che per due mesi dovrà vivere a Barcellona. Con un po’ di rammarico, dovranno attendere ancora un po’ prima di vedersi finalmente. Ma Barcellona non è poi così , no?
Una sera le manda una foto da Barcellona, una bella, in cui lui era abbracciato con un gruppo di amici. Dietro di lui, ben visibile, un quadro. Lo stesso quadro che lei ricorda di aver visto in una foto precedente, scattata a casa di lui in Italia, appeso accanto a un tubo verticale che corre lungo la parete. Esattamente come nella foto di Barcellona. Lei chiede, lui la blocca. La blocca ovunque, dopo tre mesi di telefonate, foto, brevi video e intimità.
Non c’è niente di male nell’ammettere che lei fosse innamorata di quell’uomo bello, dal sorriso perfetto, ginecologo, che non era su facebook per scelta.
I 7 gradi di separazione non sono una teoria, un amico di lei riconosce uno dei ragazzi di quella foto, suo concittadino. Lo contattano e gli chiedono del ragazzo in questione. È uno spagnolo, è gay, ha un altro nome, a sua insaputa è la vittima del furto di identità. La mia amica si era innamorata di una persona che non esiste. Quando riesce a risalire all’artefice dell’inganno, si ritrova davanti la foto di uno sfigato, padre di due figli, sposato e come se non bastasse brutto come una dichiarazione di guerra.
Qual è il punto? Siamo così, dolcemente complicate? Così complicate da affidare i nostri sogni ad un cartonato uguale a quello che potremmo trovare fuori da un edicola? Siamo Tornate ai tempi in cui ci si innamorava di Shiro di Mila e Shiro e del Conte Fersen?
Come ho detto alla mia amica, può succedere a tutti ormai di prendere delle web cantonate dritte sugli incisivi. Io che scrivo, tu che leggi, siamo talmente presi dalla vita quotidiana che un piccolo diversivo a portata di mano a volte può sembrare un asso nella manica, un sorriso tra le ore sedute a una scrivania.
Dobbiamo solo metterci in testa che iniziare relazioni di qualsiasi tipo su internet significa gettarsi a bomba con naso tappato in un oceano popolato da insidie e da rari pesci miracolosi e lucenti. Un mondo che amplifica quello esterno, dove già andando ad una festa ci si sente sul set di Thriller, con quella fascia tra i 35 e i 45 che si muovono in una tragicomica quadriglia fatta di: Uomo un passo avanti perché vuole scopare, Donna un passo avanti perché alla fine “cosa hai da perdere” Uomo passo in dietro “questa mi ha preparato la colazione” Donna due passi avanti “volevo solo fare un gesto carino, sperando che si innamori di me e mi metta incinta nel giro di un anno” Uomo tre passi indietro e via verso l’infinito e oltre. In questa coreografia, naturalmente, potreste scambiare agevolmente le figure maschili e femminili in base al grado di ansia da prestazione sociale del soggetto.
Il consiglio definitivo da social media manager e blogger è: diffidate da chi vi dice di non avere un profilo facebook (perché sulle app di appuntamenti sì e sui social no?), che non sia rintracciabile googolando il suo nome, che annulli gli appuntamenti pochi giorni prima, che non vi faccia mai interagire con il suo mondo circostante, che rifiuti una videocall. Tutto ciò ancor prima di entrare in intimità con questa persona possibilmente. E diffidate anche di chi non crede ci si possa innamorare anche in situazioni di questo tipo, di una voce, di pochi scatti, di una compagnia…questa non è disperazione, questo è il futuro belli miei.