Ad inizio marzo lasciavo lo Sri Lanka per volare alle Maldive (report in un altro articolo) con la sensazione di essere stata in un paese semplicemente fantastico, sorridente e con una pace interiore invidiabile.
Invece solo due giorni dopo l’omicidio di un singalese da parte di un gruppo di musulmani alle porte di Kandy dava inizio ad una settimana di scontri e guerriglia non ancora terminata. Un fatto che ho considerato a dir poco incredibile dopo il tempo passato nell’isola “luminosa” (Lanka significa proprio questo) ed aver toccato con mano la grande tranquillità, la calma e la pace della sua popolazione. In Sri Lanka ti sorridono davvero tutti.
Dalla signora anziana avvolta nel suo meraviglioso e coloratissimo sari, ai bambini per la strada che non vedono l’ora di dirti “Hi” e toccarti la mano, al cameriere che anche se non ti siedi al tavolo vuole parlarti comunque, al poliziotto a cui chiedi informazioni. Ho sentito la gentilezza, la “pulizia” d’animo di un popolo sereno, la sincera leggerezza con cui vivono la vita, piena e densa di spiritualità sentita e non imposta.
Il Buddismo, praticato dal 75% della popolazione, è una religione molto tollerante, che coesiste bene in qualunque angolo del pianeta. Ecco perchè gli scontri di questi giorni mi hanno molto amareggiato. Una minoranza di buddisti estremisti che prende di mira un gruppo di musulmani (5%) accusati di vandalizzare i siti archeologici e di forzare le conversioni all’Islam mi viene difficile da comprendere.
Il governo addirittura ha “spento” i social network per tentare di prevenire organizzazioni di scontri. La storia dello Sri Lanka è comunque costellata di lotte per il potere che solo nel 2009, con la sconfitta delle Tigri Tamil, si sono apparentemente placate. Pensare a una Kandy sotto coprifuoco e che brucia di un altro fuoco che non sia quello delle candele del Tempio del Dente fa male. Profanare i luoghi magici è sempre un crimine. A Kandy si trova il Palazzo Reale, complesso di splendidi edifici che culminano in una sorta di tabernacolo dove si troverebbe un dente di Buddha, portato nell’isola di nascosto, tra i capelli di una principessa indiana. Che storia affascinante! Dente che solamente si deve immaginare perchè viene esposto ogni 5 anni (la prossima volta sarà nel 2022).
Forse dietro quei sorrisi, quella genuina gentilezza c’è qualcosa d’altro che al turista rimane evidentemente impossibile da cogliere? Sarà, ma raramente si percepisce tanta sicncerità nelle persone. In ogni caso una minoranza di facinorosi non cancella l’atmosfera di profonda dolcezza da cui mi sono sentita avvolta. Un popolo che celebra la luna piena ogni 28 giorni, con la festa della Poya, così come faccio anche io in Italia, è decisamente un’umanità che risuona con le mie corde.
La Poya si celebra per ricordare tre dei principali eventi nella storia Buddista. Ci sono candele, canti, profumi, c’è nell’aria un’armonia e una fratellanza difficili da raccontare. Se poi hai uno stato d’animo con alta vibrazione (personalmente accadeva quel giorno una delle cose più importanti della mia vita) non puoi che entrare in un canale di alta magia, di altra dimensione. La sensazione che la Luna, e non la religione, unisse un popolo a cantare e pregare, mi ha fatto commuovere.
Volendo scalfire tanta poesia vado a guardare la situazione sui diritti umani e scopro che in Sri Lanka il reato di omosessualità ancora vige, punito con 12 anni di carcere, retaggio delle leggi coloniche inglesi e del loro codice penale. E’ pur vero che il governo raramente applica questa legge e che ad inizio anno si è impegnato per rendere esplicito il diritto di non discriminazione, ma quello che ho notato è che non si vede mai, da nessuna parte, una coppia omosessuale locale. Anche le effusioni in pubblico sono poco tollerate, etero o gay che siano, vige il silenzio.
Si resta comunque sorpresi da quest’isola così particolare, ricca e variopinta. Se si è già stati in Thailandia è facile pensare che non ci siano più sorprese in un luogo grande come un quarto dell’Italia. Si ritorna invece con la voglia di ripartire presto e di vedere tutto quello che non si è riusciti a cogliere. Per esempio il sud, le piantagioni di tè, i parchi nazionali e le spiagge, ma troverò il tempo perchè quest’isola, Ceylon all’inglese (da cui il tè), lo merita tutto. Una settimana basta appena appena per girare solo il triangolo culturale. Ecco alcune delle cose che vale la pena sottolineare.
1. Il popolo. Il sorriso che incontri ovunque. I cingalesi sono adorabili. Dolcissimi e gentili. Ti sorridono, ti vogliono aiutare, ti chiamano i taxi dai loro telefoni, ti portano ovunque, ti offrono il loro cibo e no, non vogliono soldi per questo. E poi le donne. Elegantissime, con una classe innata, con dei movimenti precisi ed esatti, morbide e perfette, mai sopra o sotto le righe. Sono così, da neonate. Impressionanti. Gli uomini sono belli, capelli di seta nerissimi, occhi di pietra lavica, longilinei e forti. E quella pelle color del cioccolato che rende tutti irresistibili.
2. Il triangolo culturale che parte da Anuradhapura e Mihintale e si conclude a Kandy dopo aver attraversato Sigiriya, Dambulla e Polonnaruwa resta a dir poco memorabile. In particolar modo la dolcezza, la calma, il nirvana assoluto che traspira sul volto del Buddha sdraiato di Polonnaruwa.
Semplicemente splendidi. L’unica cosa da tenere in considerazione è che spesso vi sono delle tasse nascoste che il governo impone, tipo il 10% di servizio o una tassa di soggiorno. Basta informarsi e sapere prima quanto si pagherà davvero.
4. Il cibo. Sono vegana e lo Sri Lanka per me è stato un vero trionfo di sapori. Mai ho avuto una difficoltà a trovare del cibo, anzi, l’opzione “Rice & Curry” ovvero riso con verdure è la principale offerta in ogni ristorante. Poi ognuno prepara le verdure a modo suo, anche se il dahl di lenticchie rosse non manca mai. Ho mangiato delle cose meravigliose, dalle cipolle con cardamomo e cannella per colazione, delle frittelline di riso e cocco, a della frutta a dir poco stellare. In questo periodo trionfa la papaya e pagandola 50 centesimi al kg credevo semplicemente di sognare. Il paradiso esiste. Non parliamo nemmeno delle bananine che ho letteralmente divorato in numeri speriori alla tripla cifra.
5. La guida a sinistra mi ha dato effettivamente qualche pensiero. Appena arrivata a Colombo ho preso un taxi privato per il nord. Erano 4 ore di macchina che ho vissuto in totale apnea. Nonostante la polizia sia piazzata ovunque e faccia pure parecchie multe, corrono come dei pazzi, strombazzano a caso in continuazione e superano in totale incoscienza di ciò che accade sull’altra corsia. Sembra sempre che qualcuno ti stia venendo addosso, ma sono tornata viva. Basta non guardare.
6. La vegetazione e i treni. Lo Sri Lanka è piovoso e umido in bassa stagione, in alta è solo umido, quindi il verde è a dir poco, luscious, lussureggiante. I viaggi in treno costano poco e attraversano il paese regalando scorci incantevoli.
7. I vestiti bianchi e il rispetto dei luoghi sacri. Andando per templi ci si toglie le scarpe e ci si veste cercando di essere puri. Dentro e fuori. I cingalesi formano una nuvola candida mentre si muovono, aggraziati e silenziosi. I turisti di fianco, rumorosi e multicolorati farebbero venir voglia di prendere la bacchetta magica per farli sparire in un lampo.
8. Pur non avendo visto i parchi ho visto per strada un elefante che trasportava i turisti. Ovviamente era in catene. Lo sfruttamento di questi animali meravigliosi purtroppo continua e sconsiglio a chiunque di finanziarne il proseguimento. Ci sono inoltre moltissimi cani randagi per le strade, sono innocui, ma mettono una certa tristezza. Molti sono davvero disperati, malati, sporchi e al limite della sopravvivenza. Stringono il cuore.
Elena è giornalista dal 1994 e vegana dal 2011.
Si occupa di vita in generale, cinema, arte, tennis, diritti degli animali. Quando non è al cinema è in viaggio. Spesso la cosa coincide.
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