Un altro biopic. Dopo i film sullo scrittore russo Sergei Dovlatov, allontanato dall’Unione degli Scrittori perché si rifiutava di adattarsi alla cultura di propaganda del regime comunista, e su Romy Schneider alle prese con problemi di alcolismo e depressione, arriva “Don’t Worry, He Won’t Get Far on Foot” ovvero “Non preoccupatevi, non andrà lontano a piedi”. Il titolo ironico praticamente dice tutto sul film di Gus Van Sant in concorso alla Berlinale 2018, preannunciando agli spettatori un approccio sul mondo dell’handicap, tanto per usare un termine politicamente scorretto, molto lontano dal pietismo e dai toni zuccherosi di altri film.
È la storia di John Callahan, interpretato da Joaquin Phoenix. A soli 21 anni un incidente stradale lo costringe su una sedia a rotelle per il resto della sua vita. Inizia a frequentare un percorso di recupero dall’alcolismo per scoprire poco tempo dopo di avere il dono di disegnare fumetti satirici. La sua penna acetosa e pungente non risparmiava nessuno, neppure se stesso e la sua disabilità, mettendo a nudo l’uomo e le sue contraddizioni.
“Non andrà molto lontano a piedi” è il titolo di una delle sue vignette e anche della sua autobiografia a cui il regista americano si è ispirato per il film. In conferenza stampa racconta che negli anni 90 insieme a Robin Williams aveva iniziato a lavorare sul romanzo. “Poi il tempo è passato e non siamo riusciti a realizzare il film insieme a Christopher Reeve che avrebbe voluto il ruolo di John”.
L’attore di The Master si rivela un interprete estramamente versatile. L’antidivo che ha fatto della sua insofferenza nei confronti dei giornalisti uno dei tratti distintivi del suo personaggio pubblico. Non stupisce quindi che in conferenza stampa Phoenix si sia mostrato parecchio annoiato fino ad arrivare ad un certo punto a voltare le spalle alla platea dei giornalisti per improvvisare un sonnellino strategico.
“Non mi sono mai sentito a mio agio con la stampa e vorrei imparare da Gus a trovare le risposte giuste per voi”, ha spiegato Phoenix con il suo consueto modo sarcastico. E si limita a spiegare di essersi preparato al ruolo visionando per ore e ore i video di John. Nel film lo si vede sfrecciare sulla sedia a rotelle per le corsie dell’ospedale o per le strade di Portland proprio come faceva Callahan perchè la sua totale immobilità non gli consentiva di fare altro.
Il film è abbastanza divertente se si considera che racconta la vita di un tetraplegico ma questo non basta per nascondere il suo maggiore difetto: la mancata caratterizzazione del personaggio di John. “Don’t Worry, He Won’t Get Far on Foot” è un film che non evolve almeno fino a quando entrano in gioco le vignette di Callahan che spiega forse la vera intenzione di Gus van Sant: rendere omaggio all’irriverente fumettista dell’Oregon che è riuscito a scherzare su argomenti tabù, sui quali è vietato poter ridere.