Fa sorridere vedere che al primo posto nel medagliere delle Olimpiadi invernali coreane figurano Antille Olandesi e Afghanistan. La singolarità è data solo da un rigoroso ordine alfabetico che non ha nulla a che vedere con i valori in campo, ma è capace di ricordare che saranno ben 92 le nazioni partecipanti a questi giochi di Pyeongchang, mai così tante per un Olimpiade invernale.
Tremila atleti ognuno dei quali meriterebbe di essere raccontato: dagli sportivi russi, che gareggiano senza bandiera ufficiale per colpa dello scandalo doping che investe la Russia, fino alla cerimonia inaugurale dove le due Coree sfileranno insieme e che, per una volta, le vedrà riunite nella squadra di hockey ghiaccio femminile, con buona pace dell’allenatrice americana delle ragazze del Sud che quest’unione dell’ultimo minuto proprio non la voleva (e, in qualche modo, seppur a livello puramente sportivo, non aveva torto).
Poi ci sono quelle favole che solo lo sport è capace di raccontare. Su tutte quella di Pita Taufatofua, il primo atleta della storia del Regno di Tonga a qualificarsi alle Olimpiadi (estive) di Rio 2016 nel taekwondo, che stavolta è riuscito a farcela e a qualificarsi nello sci di fondo anche in quelle invernali. Lui che la neve non la trova nella terra natia, grazie ad una sottoscrizione promossa sui social, usando gli skiroll è arrivato in Islanda per disputare le qualificazioni e, passandole, ha già ottenuto la sua personale vittoria. Altro atleta che merita la menzione è la norvegese Marit Bjorgen, che potrebbe diventare l’atleta più medagliata di sempre ai Giochi invernali.
Personalmente, seguirò anche le gesta di Nathan Chen, il primo pattinatore della storia ad aver completato cinque differenti tipi di salti quadrupli (quadruplo toe loop, salchow, loop, flip e lutz) in una singola competizione e di Sven Kramer che, nel pattinaggio di velocità, ha vinto sette medaglie olimpiche, di cui tre d’oro. Ricordo anche Shaun White, detto The Flying tomato, uno degli snowboarder più importanti nella storia della disciplina.
Poi ci sono i nostri atleti azzurri. Per loro l’obiettivo di squadra è migliorare le otto medaglie ottenute nella scorsa edizione russa, anche se quella volta mancò il metallo più prezioso.
Le maggiori speranze le riponiamo in quattro diverse specialità: nel fondo dove Federico Pellegrino è il migliore sprinter che abbiamo mai avuto e, in coppia con Didi Noeckler, è tra i favoriti della team sprint, dove quest’anno hanno già trionfato due volte. Nello sci femminile disciplina nella quale Sofia Goggia potrebbe ottenere la definitiva consacrazione lei che nelle ultime gare è sempre finita seconda per millesimi alle spalle di quella Linsday Vonn che, da sola, vale un racconto (e che contenderà all’astro nascente Mikaela Shiffrin il ruolo di protagonista delle discese). Nello short track occhi puntati sulla portabandiera Arianna Fontana e la neolaureata campionessa europea Martina Valcepina, che sfidano le olandesi e soprattutto le coreane, che di questo sport hanno fatto una tradizione. Per ultimo, merita la menzione lo snowboard cross dove sia Michela Moioli che Omar Visintin (ma anche i suoi colleghi) da plurivincitori in Coppa del mondo (lei è anche leader di Coppa) possono ambire all’oro.
Senza dimenticare la grandissima Carolina Kostner che, nonostante i 31anni e le tante vicissitudini patite, con la sua eleganza lotterà per un podio contro pattinatrici che, quando lei iniziava a far gare, non erano ancora nate, come ad esempio la neo campionessa europea Alina Zagitova.
Nei prossimi giorni gli occhi saranno puntati sugli atleti in gara e si dimenticheranno quei campioni che, per infortuni o alterne vicende non ci sono: tra tutti teniamo a ricordare Elena Fanchini alla quale due mesi fa hanno diagnosticato un tumore e che sarà impegnata in ben altre battaglie.
Il resto lo racconteranno le prossime due settimane di competizioni, dove le storie si incroceranno tra loro per decretare vincitori e partecipanti i quali, tuttavia, solo per essere lì meriterebbero un plauso.