Chiamami col tuo nome, candidato a quattro Oscar – miglior film, miglior attore protagonista (Thimothée Chalamet), migliore sceneggiatura non originale (di James Ivory) , migliore canzone originale (di Sufjan Stevens) – è da oggi, finalmente, nelle sale italiane, dopo il grande successo negli Stati Uniti. Il film di Luca Guadagnino è stato presentato al Sundance Festival nel gennaio 2017 per poi iniziare la sua corsa verso gli Oscar con tre nomination ai Golden Globe sei agli Independent Spirit Awards e quattro ai BAFTA awards.
Il film, l’ultimo di una trilogia sul desiderio, dopo Io sono l’amore e A Bigger Splash è basato sul primo acclamato romanzo di André Aciman. Si racconta di un amore travolgente tra Elio Perlman (Timothée Chalamet), un precoce diciassettenne americano con doti culturali non tipiche della sua età, e l’affascinante Oliver (Armie Hammer già visto in “The Social Network” e “Lone Ranger) che arriva nella famiglia del giovane per completare la sua tesi di dottorato. Siamo in una calda estate del 1983, in una campagna del Nord Italia. Elio passa il tempo a suonare il pianoforte, a scrivere di musica e a flirtare con le ragazze della sua età. Non sa ancora chi sia o cosa voglia. Attraverso il ritmo lento di gite in bicicletta, di nuotate di mezzanotte, di musica e d’arte, di pasti appetitosi sotto il sole, il film racconta la nascita di un sentimento silenzioso ma ineludibile tra i due ragazzi.
La storia è ambienta in un paradiso terrestre, Elio e i suoi genitori vivono in una villa del XVII secolo, dove le pesche sono mature e qualcuno cucina sempre la pasta. Guadagnino riesce a trasmetterci il desiderio disperato di entrare nel film per diventare parte del cosmo della famiglia di Elio. Leggere il giornale con loro, sedersi al tavolo durante una delle interminabili cene sul patio della villa, far parte di una discussione sulla semantica della parola “albicocca” al mattino.
Invita a prenderci il nostro tempo per assaporare anche momenti in apparenza banali. Come l’anziana signora che fa schioccare i piselli davanti a una casa quando i ragazzi chiedono un bicchiere d’acqua sul strada verso il lago. Riesce a creare un incredibile livello di spensieratezza che porta il film ad altezze raramente presenti nel cinema moderno.
Tratto dall’omonimo e magnifico romanzo di André Aciman, Chiamami con il tuo nome non è a tematica omosessuale. Tocca i tormenti del primo amore, e della sofferenza del primo amore, indipendentemente dal genere o dalla sessualità.
E’ uno di quei rari film che danno un colore diverso alla vita, come un filtro su una vecchia immagine polaroid. Ti fa desiderare che un amore ti ferisca. Ti insegna che il dolore e la pena non vanno mai soffocati, perchè significherebbe strappare via anche tutto il bello che c’è stato. Perché quando arriva il grande amore questo non ha bisogno di durare per sempre per essere vero.