“Ho lasciato trascorrere tanto tempo prima di tornare alla regia per un motivo tanto banale quanto pratico (e questo, ahimè, è il meno nobile di tutti): si tratta di mestiere faticosissimo. Quanto meno lo è per me e specialmente se paragonato alla professione di musicista. Quali possono essere allora le cause che mi hanno spinto a vincere le mie stesse resistenze? Luciano Ligabue, 20 album, 5 libri, 3 film, oltre 700 concerti tra teatri, club, palasport, stadi e grandi spazi all’aperto, sta vivendo un momento complicato.
Da un lato la sua consacrazione come musicista è accettata dal mercato. Dall’altro, come conseguenza, alcuni lo accusano di voler strafare . Per questo motivo , ci si potrebbe attendere un giudizio del suo terzo film, (dopo “Radiofreccia” che nel 1998 vinse tre David di Donatello, due Nastri d’argento e quattro Ciak d’oro e il meno fortunato “Da zero a dieci”), tagliato con l’accetta. Invece Made in Italy si rivela un tentativo da parte di Ligabue di dichiarare il suo amore per l’Italia nonostante la frustrazione per le critiche condizioni in cui si trova.
“Un’altra ragione – rivela lo stesso Ligabue – è che potendo contare sulla dicitura “musicista” alla voce “professione” sulla mia carta d’identità, non ho mai avuto la necessità di cercare copioni disponendo, anzi, della facoltà (del lusso, se vogliamo) di poter aspettare una storia se mai ne fosse uscita una e, certo, se mai qualcuno fosse stato ancora interessato a produrre un mio film”.
La storia è quella di Riko. interpretato da Stefano Accorsi, un po’ l’alterego di Liga, che, avendo meno privilegi del rocker di Correggio, “gli sembrava avesse ancora più diritto a una certa incazzatura” . Un uomo onesto con cui la vita non è stata molto generosa. Un lavoro da operaio in un salumificio dove da trent’anni insacca mortadelle, un matrimonio con la bella parrucchiera Katia Smutniak che traballa tra abitudine e tradimenti, un futuro abitato da ansie e critiche rivolte al mondo. E poi ci sono gli amici che tra chi dilapida tutto il proprio al gioco e chi si droga, lo fanno sentire meno solo. Quando tutto crolla, rialzarsi sembra impossibile. Ma la crisi costringerà Riko a mettersi in gioco e affrontare il cambiamento necessario e inevitabile.
Il film, nelle sale da giovedì 25 gennaio in 400 copie, nasce come concept album pubblicato nel 2016 e vuole dare voce a chi spesso non ne ha. Eppure la trama debole e i vari sotto – temi non aiutano a sorreggere la storia di riscatto del protagonista. Ligabue non riesce ad evitare il risvolto moralistico nel tentativo di dipingere un vero affresco dell’Italia contemporanea.
Tutto sommato i migliori momenti del film si possono leggere come scene tratte da un videoclip.