Loveless, più che un film, è un vero e proprio manuale di Freud condensato in una narrazione asciutta e rigorosa. Una denuncia anche sociale di come una certa “leggerezza” di rapporti possa causare profonde tragedie.
Alla base una sola verità, che senza amore, anche per noi stessi, siamo nulla. E che ciò che ci contraddistingue, la nostra “pietas”, la nostra “humanitas” non va mai seppellita sotto opportunismi o apparenti facilità di rapporti.
ndrey Zvyagintsev, già regista dell’eccellente “Il Ritorno” premiato con il Leone d’oro a Venezia, indaga le conseguenze devastanti di un divorzio all’interno di una coppia borghese che si ritrova fra i piedi un figlio dodicenne che nessuno dei due genitori ha mai nè voluto nè amato veramente.
l figlio è l’ostacolo alla loro futura felicità, o almeno così credono. Entrambi hanno già un altro partner, entrambi credono che il vero amore per loro sia lì, a pochi passi dal distacco. Ma bisogna sistemare Alyosha, il ragazzino, l’ingombro.
Non sono stati capaci di sistemare le loro vita, non saranno capaci di farlo nemmeno con quella del figlio, che, in un atto di estremo coraggio, deciderà per entrambi la sorte e il destino. Emblematico il finale del film, in un crescendo drammatico e lucido, che mette in evidenza come il percorso evolutivo interiore di entrambi sia stato pressochè nullo e gli errori del passato saranno destinati a ripetersi.
Un assoluto capolavoro.