Prodotto da NVP Studios ed EG Audiovisivi, con musiche originali firmate da Daniele Silvestri insieme a Klangore Factory, RIP è distribuito da Filmclub Distribuzione. Dopo il passaggio nei festival, arriva nelle sale italiane nell’autunno 2025 con una programmazione in espansione nelle settimane a venire. Stasera alle 21:45 la proiezione evento al Cinema Troisi (ROMA) con i registi e il cast presenti in sala.

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SINOSSI
Leonardo è un autore di necrologi: vive di notte, schiva le emozioni, taglia corto con i sentimenti. La sua è un’esistenza in sordina, cinica e solitaria, finché due eventi intrecciati la ribaltano: la morte del padre, custode di un cimitero romano, ucciso durante una goffa rapina a una tomba “di lusso”, e l’irruzione nella sua vita di un gruppo di fantasmi ineditamente vitali e invadenti. Tra loro c’è anche il padre, che riappare giovane, espansivo e senza memoria della sua paternità fallimentare. Da quel momento il confine tra mondo dei vivi e dei morti si fa poroso: il Verano diventa una sorta di passaggio dimensionale e Leonardo, corpo-ponte tra i due mondi, è costretto a fare i conti non tanto con l’aldilà, quanto con la paura molto umana di vivere davvero. In questa ghost story alla romana, la morte diventa il grimaldello per parlare di lutto, di rimpianti e di seconde occasioni, con un tono che mescola commedia e dramma.

REGIA E CAST
Il film è diretto a quattro mani da Alessandro D’Ambrosi e Santa De Santis, anche autori della sceneggiatura insieme a Giulio Carrieri. Nel cast insieme a Augusto Fornari (Leonardo) anche Giulia Michelini, Valerio Morigi, Nina Pons, Maurizio Bousso e Caterina Gabanella. E occhi aperti per qualche cameo speciale sotto forma di spirito!

IL TEMA DELLA MORTE NELLA COMMEDIA
RIP non è la la prima collaborazione D’Ambrosi-De Santis. Il loro, infatti, è un sodalizio già ben collaudato che ha all’attivo numerosi cortometraggi e progetti cinematografici. RIP è comunque il loro primo lungometraggio, con il quale D’Ambrosi e De Santis decidono di osare praticamente in tutto: il genere fantasy, la tematica pesante della morte all’interno di una commedia e quella del rapporto padre-figlio conflittuale.
“Come tutte le idee o gli ingegni, RIP nasce dalle necessità”, spiega il regista Alessandro D’Ambrosi, “e questa era la necessità di esorcizzare prima di tutto probabilmente le paure degli autori, che poi però si sono in qualche modo rispecchiate anche nei timori e nelle paure di tutti, cioè la paura della finitezza, non solo intesa come morte proprio di qualcuno che ti sta vicino e a cui vuoi bene, ma anche proprio del limite. Cioè, ma io veramente vivo una vita sola?”.
RIP, quindi, è un esorcismo, sì, ma “è anche un po’ un bisogno di capire qual è la soluzione alla paura e, forse, questa soluzione noi l’abbiamo identificata nel prendersi cura dell’altro” dice D’Ambrosi “e di vivere il momento, di vivere hic et nunc senza troppe ansie, perché saranno quei momenti a diventare le nostre memorie e ogni presente non vissuto è perso“ aggiunge De Santis.

“UN ROMANZO DI FORMAZIONE IN ETÀ TARDIVA”
Ci rifacciamo alla definizione offerta dal protagonista Augusto Fornari, che così ha definito RIP perché sostanzialmente, proprio grazie all’espediente surreale e fantasy della seconda occasione, il protagonista più che adulto re-impara a vivere e a comprendere il valore di alcuni rapporti e di alcune cose. Una seconda occasione che RIP, oltre a raccontarla, offre anche agli spettatori.
In conclusione, RIP è un connubio di scelte audaci che funzionano egregiamente e che vale la pena andare a vedere in sala per condividere una risata e, nel proprio intimo, una più silenziosa ma sempre condivisa riflessione su come vivere al meglio la vita.















