Dopo il successo di Official Competition, il regista argentino Gastón Duprat, insieme al suo storico collaboratore Mariano Cohn, torna alla Festa del Cinema di Roma con Homo Sapiens? (titolo originale Homo Argentum), una commedia a episodi in cui Guillermo Francella interpreta sedici personaggi diversi. Il film compone un mosaico di umanità ambientato a Buenos Aires, ma che parla anche all’Italia: storie brevi e incisive che, tra ironia e malinconia, offrono un ritratto lucido e pungente dell’uomo contemporaneo.
“Anche se è ambientato a Buenos Aires,” spiega Duprat, “sentiamo di avere molto in comune con gli italiani. Metà della popolazione argentina ha origini nel vostro Paese, e ciò che accade al protagonista potrebbe tranquillamente capitare anche a un italiano. Per questo l’ultimo episodio è stato girato in Italia: per celebrare il legame profondo che ci unisce.”
Il capitolo conclusivo segue infatti il viaggio di un uomo argentino che torna nel borgo siciliano dei suoi antenati per riscoprire le proprie origini. Girato nel suggestivo Montalbano Elicona, l’episodio riflette, con ironia e delicatezza, sugli stereotipi e le affinità tra i due popoli. L’attrice Tania Bambaci, protagonista della sezione italiana, racconta: “Il mio personaggio è ingenuo e pieno di dolcezza, ma anche vittima di una certa ipocrisia. Da siciliana vera, sono molto più calorosa nella vita reale, ma interpretarla è stato divertente. Il film usa l’ironia per parlare di cose serie.”
Tra gli elementi più sorprendenti del film spicca la trasformazione di Guillermo Francella, capace di incarnare sedici volti diversi mantenendo un’unica tensione interiore. “La sfida più grande,” racconta Duprat, “era conservare una coerenza emotiva pur passando da un registro all’altro. Francella non interpreta sedici persone diverse, ma sedici sfumature dello stesso essere umano. Ogni episodio è un frammento del grande organismo sociale in cui viviamo. È stato straordinario: sa passare dal ridicolo al tragico con naturalezza, come solo i grandi attori sanno fare.”

Il titolo originale, Homo Argentum, racchiude un doppio significato. “È il nome latino dell’Argentina, ma anche la radice della parola ‘argento’,” spiega il regista. “Ci piaceva l’idea di un metallo prezioso ma imperfetto, che brilla e allo stesso tempo si ossida, come il carattere argentino. Per l’Italia abbiamo scelto Homo Sapiens? perché il film parla di tutti noi, dell’uomo moderno, della sua confusione e della sua incapacità di imparare davvero. E quel punto interrogativo finale è fondamentale: siamo davvero ‘sapiens’?”
L’ironia diventa così la chiave per affrontare le verità più scomode. “Dietro ogni sorriso e ogni gesto di civiltà si nasconde una piccola ipocrisia. Non vogliamo giudicare, ma mostrare. Homo Sapiens? fa ridere, ma poi ci costringe a riconoscere che stiamo ridendo di noi stessi. La commedia serve proprio a questo: è un modo gentile di dire la verità. E la verità, anche quando è miserabile, resta necessaria.”
Duprat e Cohn lavorano insieme da oltre vent’anni, con un’intesa che non ha bisogno di definizioni rigide. “Non esiste una divisione netta,” spiega. “Io mi concentro più sulla direzione degli attori e sull’aspetto visivo, mentre Mariano ha un senso del ritmo e del montaggio straordinario. Quando non siamo d’accordo, discutiamo, ma vince sempre la migliore idea, non l’ego. Siamo come una coppia: litighiamo, ma ci capiamo con uno sguardo. Ed è quella tensione creativa a dare energia ai nostri film.”
Alla fine, Duprat riassume con semplicità l’essenza della sua nuova opera: “Homo Sapiens? è una commedia sull’essere umani: imperfetti, ridicoli e meravigliosamente contraddittori.”

















