Dal 26 al 28 settembre il Teatro India di Roma non è soltanto un teatro. Da ieri si è trasformato in un porto, un bazaar, un tempio, una piazza. Gli spazi del foyer e i cortili si sono già riempiti di danzatori, musicisti, insegnanti di yoga, cuochi e artigiani. Si è inaugurata così la prima giornata dell’Incredible India Festival, la manifestazione organizzata dall’Ambasciata dell’India in Italia per offrire al pubblico romano un viaggio senza aereo nelle tante anime del subcontinente.
Quando incontro l’ambasciatrice indiana Neena Malhotra, la sua visione è limpida. «Siamo un Paese dove la diversità prospera», dice con naturalezza. «Abbiamo ventotto stati e, proprio come in Italia, ci sono differenze culturali tra nord, sud, est e ovest. Eppure restiamo uniti, perché pur essendo una nazione in pieno sviluppo siamo radicati nelle nostre tradizioni, nella spiritualità e nella cultura».
Il senso del festival, sottolinea, è proprio questo: «Vogliamo che gli italiani possano sperimentare le tante sfaccettature dell’India. Non solo assistere a uno spettacolo, ma vivere un insieme di esperienze che mettono insieme arti performative, yoga, meditazione, cucina e artigianato. È questa la nostra essenza».
La scelta del titolo, Incredible India, sembra a prima vista un rimando a una campagna turistica. Malhotra però lo rivendica come definizione autentica. «Mi piace perché riflette ciò che siamo davvero. La nostra cultura è fatta di diversità e il festival lo dimostra combinando attività che possono sembrare lontane, ma che in India convivono naturalmente: la musica e la meditazione, il cibo e la danza, l’artigianato e la filosofia».
Sfogliando il programma, che ha preso il via ieri pomeriggio, si ha l’impressione di muoversi attraverso città e secoli. Oggi il calendario prosegue con laboratori di Kutiyattam, Kathak e Bharatanatyam accanto alle coreografie di Bollywood, letture di poesia bengalese, conferenze di ayurveda, sessioni di Iyengar Yoga e proiezioni di cortometraggi. La serata sarà dedicata al grande spettacolo collettivo Nritya India – La danza di una nazione. Domani, invece, il festival si chiuderà con il Concerto per la Pace e lo spettacolo multisensoriale Sa Re Ga Ma, dove musica e danza si fonderanno in un’unica esperienza.
L’ambasciatrice tiene a sottolineare che non si tratta solo di una vetrina dell’India. «Questo festival è di fatto un evento indo-italiano», spiega. «Gli artisti che vi partecipano sono basati in Italia e includono anche molti italiani che da anni studiano la danza e la musica indiana, che la insegnano e la promuovono qui. È la dimostrazione che i nostri mondi si sono già intrecciati».
Lo sguardo va anche oltre: «Oggi la nostra collaborazione è con il Teatro India. Ma vorremmo che questo festival diventasse un appuntamento fisso, organizzato in collaborazione con il governo italiano in maniera sostenibile, anno dopo anno».
Alla domanda su quale esperienza consiglierebbe personalmente, Malhotra sorride: «Direi di provare tutto quello che c’è all’aperto. Si può indossare un sari e scattare una foto, assaggiare i nostri piatti, partecipare a una sessione di yoga o di meditazione. E poi ci sono i cortometraggi: non il Bollywood che tutti conoscono, ma una nuova generazione di registi indiani che raccontano temi sociali. È un aspetto inedito che vorremmo condividere qui».
Per lei, il messaggio più importante è uno: «Vorrei che le persone sentissero che in India la diversità non divide, ma convive. È una ricchezza che ci definisce e che sappiamo gestire perché da secoli viviamo a contatto con culture diverse. Ci siamo abituati a esporci, a confrontarci, ad assimilare. È così che restiamo uniti».
Alla fine, parlando del festival, la sua voce si abbassa, quasi fosse un invito personale: «Incredible India non è soltanto il nome di un evento. È un invito. Venite a scoprire quanto può essere sorprendente la nostra diversità».