“Accadono cose che sono come domande. Passa un minuto, oppure anni, e poi la vita risponde”, scriveva Alessandro Baricco in “Castelli di rabbia”. Ecco che oggi è quanto mai necessario, urgente per non dire catastroficamente urgente, che oggi la vita risponda alla necessità di pace, non come concetto neutro e astratto ma come fattiva coperazione giornaliera dell’umanità nel suo quotidiano fare in relazione alle cose del mondo. Partendo da sè, esatto sì, anche dal giardino di casa.
E non c’è cosa più alt(r)a, forse, che sia l’arte a richiamarci su questo dovere morale e umano, non religioso e non politico, perchè assuefarsi alle violenze e alle devastazioni non sia mai, mai!, possibile.
Qui si parte da Treviso per andare nel mondo, è questa la prima mostra europea dedicata alla ri-costruzione di una coscienza civica di solidarietà, rispetto e condivisione nella diversità. Phantasmagoria Pacis, la mostra ospitata al Museo nazionale Collezione Salce di Treviso, nella sede di Santa Margherita fino al 9 novembre 2025, non intende proporre una retorica pacifista, ma piuttosto un laboratorio di immaginazione, una presenza attiva in costante dialogo tra le arti, siano esse digitali o tradizionali.
Curata da Elisabetta Pasqualin e Antonio Silvio Calò, e promossa dalla Fondazione Venezia per la Ricerca sulla Pace, l’esposizione mette in dialogo manifesti storici della Collezione Salce con le ricerche visive di tre artisti contemporanei: Damiano Fasso, Tobia Ravà e Abdallah Khaled. Addirittura Fasso rivisita in chiave moderna alcuni dei manifesti che più lo hanno affascinato e il pubblico avrà delle sorprese.
“Phantasmagoria Pacis” è anche in mostra contemporaneamente anche al nuovo Future Museum con sede nell’ex cementificio ENCI a Maastricht fino al 30/09 per “Echoes of Industry”.
Tra storia e visione
Il cuore pulsante della mostra è la suggestione, che parte dal lungo corridoio, per arrivare alla hall e finire nel secondo piano dove si potrà ammirare parte della straordinaria raccolta grafica del Museo Salce: oltre cinquanta manifesti che, dal secondo dopoguerra in poi, hanno immaginato la pace come speranza, ricostruzione, giovinezza, emancipazione femminile, fede. Carte che hanno avuto un ruolo militante, chiamando alla solidarietà e alla convivenza, e che oggi, riemerse dai depositi, ci parlano con una freschezza sorprendente.
Le metamorfosi digitali di Damiano Fasso
Damiano Fasso (1976) porta questi manifesti oltre la loro materialità. Le sue animazioni generative ne dilatano i segni, li smembrano e ricompongono in un flusso ipnotico. La sua opera è anche proiettata sulla facciata del Palazzo della Prefettura di Treviso, per tre settimane, momento che ha trasfigurato l’architettura urbana in un dispositivo poetico. La sua opera, che dà il titolo alla mostra, ricorda che la pace è un processo, fragilissimo, difficile, tortuoso e scostante, può regalare l’estasi ma anche il tormento, eppure non si può rinunciarvi, è probabilmente l’unica missione umana uguale per tutti. La gigantesca proiezione nella hall è inglobante, se ne viene mangiati e poi rigenerati. I suoi quadri digitali, che sembrano scivolare via, in realtà si attaccano all’anima e la lavorano dall’interno. Provare per credere.
Ravà e Khaled: scritture universali
Tobia Ravà (1959) porta nel progetto il suo linguaggio fatto di lettere e numeri ebraici che si trasformano in immagini simboliche: calligrafie che diventano paesaggi, intrecci di segni che evocano una pace fondata su un alfabeto condiviso.
Abdallah Khaled (1954), artista algerino, aggiunge la sua visione cosmica e fluida, con opere che sembrano tradurre in pittura l’idea di armonia tra culture e popoli, come se la pace fosse un fiume che non conosce confini.
Una mostra come domanda
Phantasmagoria Pacis non illustra la pace, ma la convoca. Non fornisce risposte, ma apre possibilità. Lo fa attraverso un linguaggio che oscilla tra memoria e contemporaneità, tra il manifesto come strumento civile e l’opera d’arte come esperienza sensoriale.
In un’epoca segnata da guerre e polarizzazioni, questa mostra appare come un atto politico nel senso più alto: affermare che la pace non è mai data una volta per tutte, ma che va continuamente reinventata.
Uscire diversi
Visitare Phantasmagoria Pacis significa attraversare un tempo sospeso, in cui passato e futuro dialogano nello spazio di un presente fragile. Uscendo dalle sale del Museo Salce, la sensazione è quella di aver abitato un sogno lucido: che la pace non sia solo un’utopia, ma una possibilità concreta — se solo troviamo il coraggio di immaginarla insieme.
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Titolo: “Phantasmagoria Pacis”
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Sede: Treviso, Museo Nazionale Collezione Salce | Santa Margherita – Via Reggimento Italia Libera, Treviso
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Date: 13 settembre – 9 novembre 2025
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Inaugurazione: sabato 13 settembre 2025, ore 11:30
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Orari di apertura: dal venerdì alla domenica 10:00 – 18:00 (ultimo ingresso 17:30)
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Contatti Tel./Email: +39 0422 423386 | drm-ven.collezionesalce@
cultura.gov.it -
Sito Web: www.collezionesalce.
beniculturali.it -
Social: @museocollezionesalce (FB/IG)
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Catalogo/ agenda perpetua: Antiga edizioni
Il percorso espositivo è arricchito dal catalogo/agenda perpetua, edito da Antiga Edizioni, che riproduce le immagini dei manifesti storici selezionati, trasformando il libro in uno strumento di riflessione e visione a lungo termine sulla pace.