Dopo vent’anni la Festa del Cinema di Roma si muove senza l’urgenza dei colpi di scena. Dal 15 al 26 ottobre 2025 l’Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone torna a essere il centro di un festival che preferisce consolidare il proprio profilo piuttosto che rincorrere il glamour.
Il red carpet di Renzo Piano, tra i più grandi al mondo, quest’anno dilata i confini: dal MAXXI al Teatro Olimpico ACEA, dalla Casa del Cinema fino a Castel Sant’Angelo. Intorno, una costellazione di incontri, masterclass e iniziative sociali – dalle carceri di Rebibbia a Regina Coeli – e ambientali, con Save the Children e un Charity Gala per Terre des Hommes.
Al centro c’è il concorso Progressive Cinema – Visioni per il mondo di domani, diciotto film senza confini di genere. La giuria guidata da Paola Cortellesi, con Teemu Nikki, William Oldroyd, Brian Selznick e Nadia Tereszkiewicz, assegnerà i premi principali: Miglior Film, Gran Premio della Giuria, i riconoscimenti intitolati a Monica Vitti e Vittorio Gassman per attrice e attore, e il premio tecnico speciale.

L’Italia mette in campo 40 secondi di Vincenzo Alfieri, che ricostruisce le ore prima dell’omicidio di Willy Monteiro Duarte con una tensione quasi pasoliniana, e Gli occhi degli altri di Andrea De Sica, che rilegge il delitto Casati Stampa come un mélo barocco tra eros e noir. Dalla Cina arriva Wild Nights, Tamed Beasts di Wang Tong, debutto che trasforma la paura di invecchiare in dramma poetico. Il polacco Jan Komasa firma il thriller claustrofobico Good Boy; György Pálfi porta una gallina protagonista in Kota (Hen); Shih-Ching Tsou intreccia realismo e intimità in Left-Handed Girl; Oscar Boyson racconta in Our Hero, Balthazar l’America sospesa tra social e violenza armata.
Tra i registi già affermati spiccano Joachim Lafosse con Six jours ce printemps-là, che fa crescere la tensione sociale dentro una vacanza rubata; Alireza Khatami con The Things You Kill, riflessione sulle identità che cambiano; e Kasia Adamik, che in Winter of the Crow riporta la legge marziale polacca del 1981 in un thriller storico.

Fuori concorso, Freestyle resta il laboratorio di forme e linguaggi: dal debutto registico di James McAvoy (California Schemin’, storia vera di due rapper scozzesi che si fingono californiani) a La camera di consiglio di Fiorella Infascelli, cronaca chiusa e tesa del maxi-processo di Palermo. Grand Public punta sul cinema popolare, Best of 2025 raccoglie i titoli passati dai festival internazionali, Storia del Cinema riporta in sala classici restaurati e omaggia Lord David Puttnam, che riceverà il nuovo Industry Lifetime Achievement Award.
Gli incontri Paso Doble e Absolute Beginners tornano a raccontare dialoghi e esordi. Il Premio alla Carriera va a Jafar Panahi, che presenterà Un simple accident, Palma d’oro a Cannes, road movie politico e intimo. Altri riconoscimenti sono il Premio Miglior Opera Prima, affidato a Santiago Mitre con Barbara Ronchi e Christopher Andrews, e il Premio Miglior Documentario, guidato da Alexander Nanau. Il pubblico potrà votare il Premio del Pubblico Terna.
L’immagine ufficiale sceglie Fellini: una foto di Franco Pinna dal set di Giulietta degli spiriti, dove realtà e fantasia corrono fianco a fianco. Con 38 paesi in programma e una selezione che intreccia cinema d’autore e racconti popolari, la Festa del Cinema di Roma 2025 si muove con passo sicuro. Non cerca l’effetto-Cannes, preferisce una misura propria: diffusa, cittadina, matura. Un compleanno che somiglia a una dichiarazione di metodo per gli anni a venire.
			
















