Amore e tragedia tornano a danzare sotto le luci di scena: ma scordatevi balconi e versi sussurrati al chiaro di luna. La Romeo e Giulietta che Borderline Danza porta al Teatro India il 10 e l’11 maggio è una vertigine contemporanea che esplora l’intimità e lo scontro, il corpo e la memoria, la giovinezza che sopravvive all’urto del tempo. A guidarci in questo nuovo battito coreografico è Claudio Malangone, artista che sa intrecciare il gesto alla psiche, il movimento al pensiero, con la delicatezza di chi ha studiato tanto la danza quanto l’animo umano.
Con Romeo e Giulietta, Malangone firma una riscrittura potente e minimale del classico shakespeariano, affidando ai corpi dei danzatori Adriana Cristiano e Luigi Aruta – non più giovani amanti ma anime mature che ricordano – il compito di raccontare una storia d’amore vissuta a ritroso. L’atmosfera? Intima, quasi sospesa: «Un uomo e una donna, seduti, guardano un paesaggio calmo. Dietro di loro, giacciono come relitti le armature di un amore lontano». È da qui che tutto ricomincia.
La scena non è solo osservata: è vissuta. Un gruppo selezionato di spettatori sarà parte attiva del racconto, immerso nel conflitto tra Capuleti e Montecchi attraverso cuffie wireless che trasformano lo spazio in un arcipelago sonoro. Un esperimento immersivo che rende il pubblico co-autore dell’azione, tra suggestioni uditive e interazioni sceniche. La danza, così, non si limita a mostrarsi, ma include, scuote, coinvolge.
I costumi di Andrea Cavalletto, le luci cesellate da Giuseppe Ferrigno e le musiche originali di Vittorio Giampietro creano un universo dove i sensi si fondono e il gesto coreografico si fa linguaggio interiore. A sorreggere il tutto, il dramaturg sottile e partecipe di Gaia Clotilde Chernetich, mentre la macchina produttiva è sostenuta da una squadra affiatata: dalla project manager Maria Teresa Scarpa alla responsabile di produzione Hanka I. Van Dongen.
Lo spettacolo si inserisce nel programma che il Teatro di Roma dedica alla coreografia under 35, un laboratorio a cielo aperto per visioni giovani, coraggiose e fluide. E accanto a Malangone, il cartellone vede brillare altri astri della nuova danza: da Lacrimosa di Simone Zambelli a Eat Me di Giorgia Lolli, dal duo VIDAVÈ al lituano Lukas Karvelis fino all’ibrido scenico di Pablo Ezequiel Rizzo.
Non è (solo) amore quello che vedrete in scena. È l’urto tra due corpi, due storie, due solitudini. È la memoria che danza, la carne che ricorda. È Shakespeare che incontra la neurobiologia, e insieme vanno a teatro.