Dopo anni di lavori frammentari e qualche incursione cinematografica, Angela Baraldi torna con un disco che sembra voler sfidare la gravità della musica italiana contemporanea. 3021, pubblicato il 24 gennaio in digitale, CD e vinile sotto l’etichetta Caravan di Francesco De Gregori, è un album che non segue le mode e non ha paura di sporcarsi le mani con suoni essenziali e testi che scavano nell’intimo.
In un periodo in cui la musica italiana sembra aver ceduto il passo ai tormentoni e agli streaming facili, Baraldi propone un lavoro che sfugge alle categorizzazioni. 3021 non è un album rock nel senso tradizionale del termine, né una raccolta di ballate confezionate per piacere a tutti. È piuttosto un mosaico sonoro che esplora il rapporto tra l’essere umano e l’universo, cercando connessioni tra il cielo e la terra, tra il futuro e il passato.
I brani che compongono l’album sono otto piccoli viaggi, ognuno con un’identità ben precisa. Cosmonauti ci proietta in una dimensione onirica, un volo nello spazio guidato da una presenza amica. Bellezza dov’è si muove tra le strade caotiche di Roma, osservando il contrasto tra il degrado e la maestosità delle sue architetture. Preghiera della sera affronta il tema della fine con un’intensità quasi cinematografica, ispirandosi al film Don’t Look Up, mentre Cuore elettrico vibra di atmosfere gotiche e decadenti, con un chiaro omaggio a Edgar Allan Poe.
Non è la prima volta che Baraldi si cimenta in una sfida del genere. La sua carriera, iniziata negli anni Ottanta nei circuiti underground bolognesi, è costellata di collaborazioni eccellenti, da Lucio Dalla a Francesco De Gregori, passando per il cinema con il cult Quo Vadis, Baby? di Gabriele Salvatores. In 3021 Angela Baraldi sembra voler fare i conti con il suo passato, prendendo le distanze dalle aspettative e concentrandosi su ciò che davvero conta per lei.
Il suono dell’album è volutamente scarno, quasi minimale. Chitarre, basso e batteria sono i pilastri su cui si regge l’intero album, con qualche incursione elettronica che aggiunge una dimensione quasi spaziale. Non c’è niente di superfluo qui, ogni nota ha il suo peso, ogni parola è cesellata con cura per arrivare dritta al cuore.
Detto questo, 3021 non è un disco che punta a stupire con effetti speciali. Non cerca il consenso facile, né pretende di essere rivoluzionario. È un lavoro che cresce con il tempo, che richiede attenzione e disponibilità all’ascolto. Forse non tutti avranno la pazienza di seguirlo, e va bene così. Baraldi non ha mai avuto paura di prendersi rischi, e anche questa volta non si smentisce. In un mercato musicale che spesso premia l’usa e getta, è un disco che chiede tempo, e forse è proprio questa la sua forza.