L’Amore secondo Kafka – La Gloria della Vita, presentato al Festival di Cannes e nei cinema dal 31 ottobre con Wanted, non è una semplice biografia romanzata, ma un viaggio intimo e profondo, orchestrato dai registi Georg Maas e Judith Kaufmann, che ci porta a conoscere il lato umano di un uomo reso immortale dai suoi scritti e vulnerabile dalla sua profonda inquietudine.
Nel 1923, Kafka e Dora Diamant si incontrano sulla costa del Mar Baltico. Lui, segnato da anni di paure e malattia, è colpito dalla vivacità di Dora, che lo accetta per ciò che è. Lei, attratta dall’intelligenza e dall’ironia di Kafka, trova in lui una sensibilità straordinaria, che riesce a vivere al di là delle fragilità del corpo. Questo amore diventa un rifugio, una tregua dalle barriere che lo avevano sempre circondato, consentendogli di sperimentare un’intimità autentica. Nella vita insieme a Dora, Kafka trova per la prima volta una luce che scalda l’ombra della sua esistenza.
Il film porta sullo schermo un personaggio che si spoglia della sua immagine di intellettuale alienato per rivelarsi anche come uomo innamorato. Gli scorci del Mar Baltico e le atmosfere di Berlino, ritratte con delicatezza dalla regia, accompagnano il pubblico nella scoperta del legame tra Kafka e Dora, dall’estate della scoperta alla penombra dell’inverno, quando la malattia ritorna. Sabin Tambrea e Henriette Confurius interpretano Kafka e Dora con intensità, restituendoci il lato più intimo di una figura divenuta simbolo di letteratura inquieta e malinconica, ma che qui emerge anche nella sua umanità.
Sebbene ispirato al romanzo di Michael Kumpfmüller, il lavoro dei registi sa tradurre la prosa in un affresco visivo senza tempo. Kafka è l’autore che sfugge a ogni tentativo di catalogazione. Come William Faulkner, pone domande fondamentali sulla condizione umana. Se Faulkner esplora il caos e la passione della vita, Kafka ci porta in un universo fatto di segni enigmatici, di silenzi e repressione, in cui l’inquietudine diventa quasi un tessuto che non si può scindere dalla vita stessa.
Tuttavia, mentre Faulkner lascia spiragli di risposta, Kafka sembra interessato solo a moltiplicare i quesiti, lasciando che il mistero persista. Ogni suo lettore si trova trascinato in un altrove, dove il reale si confonde con il misterioso e l’assurdo diventa una norma ineludibile. Ogni sua parola ci invita a riflettere, a tornare su noi stessi, a interrogarci sul senso dell’esistenza.
Questo Kafka emerge nel film: un uomo che, pur vivendo il tormento dell’incomprensibile, riesce a trovare con Dora una pace inaspettata. Anche nella sua storia d’amore, Kafka resta un uomo che sfida la condizione umana, ma che nell’incontro con Dora trova una possibilità di libertà.