Come se fosse già la fine, Saturday Night di Jason Reitman si apre nel caos: una corsa sfrenata nei corridoi dello Studio 8H della NBC, dove tutto era pronto per qualcosa che ancora nessuno sapeva sarebbe diventato leggenda. È il 1975 e mancano pochi minuti al debutto di Saturday Night Live. Ma in quei momenti convulsi, il caos dietro le quinte sembra inghiottire tutto, e gli attori – John Belushi, Gilda Radner, Chevy Chase – appaiono come ombre di sé stessi, ancora ignari di essere sull’orlo di una rivoluzione comica.
Reitman ci porta a passeggio tra questi miti in divenire con lo stesso sguardo con cui si attraversa una foresta intricata: ramificazioni di ansie, risate, crisi di nervi. Un mondo in cui ogni battuta e ogni sketch potrebbe esplodere in gloria o dissolversi nel nulla. E Lorne Michaels, il creatore di SNL, è al centro di tutto questo, come un regista che tenta disperatamente di dare ordine al disordine. Gabriel LaBelle, nel ruolo di Michaels: un giovane produttore ancora incerto, ma già incredibilmente sicuro del potenziale della sua creatura. Anche se, come ci rivela il film, la NBC sperava quasi che SNL fallisse. Erano tempi strani: la rete voleva usare lo show c per spingere Johnny Carson ad accettare le repliche. Ma nessuno, nemmeno Carson, poteva immaginare cosa sarebbe successo dopo quella notte.
C’è una sottile ironia che attraversa il film, come un filo invisibile che tiene insieme la trama. Saturday Night Live, nato come una scommessa quasi perdente, è diventato una fucina di talenti che ha trasformato la comicità americana. Eppure, mentre Reitman cerca di ricreare il momento magico che ha dato il via a tutto, il film stesso sembra perdersi un po’. Ci sono nomi che scorrono sullo schermo – John Belushi, Dan Aykroyd, Andy Kaufman – ma appaiono come fantasmi, figure iconiche che, nel film, non trovano davvero uno spazio per raccontarsi.
Ma se c’è una cosa che il film fa bene, è catturare l’energia sfrenata di quei momenti. I corridoi angusti, i riflettori abbaglianti, le battute che volano a destra e a manca: sembra di essere lì, tra lo stress e l’euforia di una troupe che non sa se ce la farà. Una corsa contro il tempo che culmina con il primo sketch di Belushi, un momento che i fan di SNL ricordano bene. Quella prima battuta, quel primo colpo di genio che avrebbe segnato la storia della televisione.
Saturday Night è un viaggio affascinante e nostalgico in un’epoca che sembra sempre più lontana, proprio come il moderno SNL, che molti considerano ormai solo un pallido riflesso di ciò che era un tempo.