Alla 81ª Mostra del Cinema di Venezia, il regista francese Claude Lelouch ha presentato il suo nuovo film, Finalement, fuori concorso, che si interroga sulla natura della verità e su quanto essa possa diventare un peso insostenibile.
Al centro della vicenda c’è Lino, un avvocato interpretato da Kad Merad, che soffre di una rara sindrome che lo costringe a dire sempre la verità, senza filtri o menzogne. Questa condizione, che potrebbe sembrare un dono, si rivela invece una sfida, poiché ogni suo pensiero, ogni impulso, si manifesta in forma di pura e incontaminata sincerità.
La figura di Lino diventa così un pretesto per esplorare i paradossi della sincerità assoluta. In un mondo dove le mezze verità e le bugie bianche sono spesso considerate necessarie per la convivenza sociale, Lino rappresenta un’anomalia, un uomo costretto a vivere senza maschere. Questo lo porta a incontrare una serie di personaggi bizzarri e fuori dagli schemi, dal regista di film pornografici che filosofeggia sull’arte della provocazione, all’avvocato impegnato nella difesa dei più deboli, che vede in Lino un enigma da decifrare.
Lino è convinto che per comprendere veramente una persona, in particolare un cliente, sia necessario mettersi nei suoi panni, vivere la sua vita. Questa filosofia lo guida in un viaggio attraverso la Francia, un percorso tanto fisico quanto spirituale. Stanco delle relazioni difficili, e di un matrimonio ormai logoro con una famosa attrice, decide di abbandonare tutto per cercare la solitudine e la libertà. Con una borsa in spalla e un berretto sulla testa, si muove di città in città, incontrando persone diverse e ascoltando le loro storie, in una ricerca incessante di verità e significato.
Tra gli episodi più significativi, spicca l’incontro con una contadina che lo accoglie nella sua fattoria dopo una notte trascorsa al riparo in un fienile. La mattina seguente, davanti a un caffè e una semplice colazione, i due si trovano a suonare insieme: lei al pianoforte, lui con una vecchia tromba trovata per caso in un negozio di antiquariato. Questo momento, apparentemente semplice, racchiude l’essenza del film: la ricerca di autenticità, la bellezza nascosta nelle cose semplici e imperfette.
Il regista, con oltre sessant’anni di carriera alle spalle, riflette su come ogni successo sia arrivato solo dopo un fallimento, un processo di sofferenza che ha sempre portato alla crescita. “Il male è l’inventore del bene,” afferma, sottolineando come gli ostacoli siano parte integrante della vita e necessari per apprezzare pienamente i momenti di felicità. Lelouch vede la sua stessa vita come un percorso simile a quello di Lino: un continuo salire e scendere, in cui ogni salita rende la discesa ancora più dolce.
La colonna sonora, come sempre nei suoi film, gioca un ruolo centrale nel film. La musica, che secondo Lelouch “ci rende immortali”, è il filo conduttore che unisce tutte le esperienze di Lino, facendo da contrappunto alla sua continua ricerca di senso e verità.
A riprova della filosofia del regista, che vede nelle difficoltà il terreno fertile per la nascita del bene, Lelouch ha rivelato di aver chiesto al protagonista di suonare la tromba, nonostante non l’avesse mai fatto prima. “Non preoccuparti,” gli ha detto, “ciò che conta è che ci metti l’anima. La verità non risiede nella perfezione, ma nel gesto autentico.”