Nel 1988, la rivista della BBC That’s Life! mandò in onda quello che sarebbe diventato uno degli episodi più famosi dei suoi 21 anni di storia. Il programma raccontava l’incredibile vicenda di Sir Nicholas “Nicky” Winton, un giovane broker londinese che nei mesi precedenti lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale salvò 669 bambini profughi da morte certa.
One Life, dal 21 dicembre al cinema da Eagle Pictures, ricostruisce la vera storia di Winton. Suddiviso su due linee temporali, il dramma di James Hawes mostra Winton (Johnny Flynn) da giovane, mentre lavora con sua madre (Helena Bonham Carter) e altri (Romola Garai, Alex Sharp), mentre si reca in Europa per organizzare visti, trasporti e famiglie affidatarie, sotto la costante minaccia dell’invasione nazista. Umile e di mentalità aperta (“mi considero un europeo, un agonista e un socialista”, dice), è anche assolutamente altruista. Cinquant’anni dopo nel 1988, Nicky vive ancora nel ricordo della triste sorte di quei bambini che non ha potuto portare in salvo in Inghilterra, incolpandosi sempre di non essere stato in grado di aver fatto di più.
Con un cast di qualità (che include anche Lena Olin nel ruolo della moglie di Winton e Jonathan Pryce nel ruolo del suo amico), questo è un film finemente realizzato che si sviluppa in una trama costruita con grande cura, verso un climax catartico e liberatorio. Winton – soprannominato “lo Schindler britannico” – forse non sarà conosciuto da molti, soprattutto al di fuori del Regno Unito, e One Life ha il pregio di aver rivelato u
Johnny Flynn interpreta la giovane versione di Nicholas Winton con misura e calma, ma con grande gentilezza, specialmente quando è con i bambini. Il suo personaggio domina gran parte del film nei primi due atti. Anthony Hopkins, invece, offre una performance ricca di sfumature.
La regia di James Hawes è altalenante. Le scene del salvataggio non risultano particolarmente entusiasmanti, il ritmo è lento per la maggior parte del tempo. Oltre a Nicholas Winton, manca un approfondimento della trama. La storia merita di essere raccontata e Anthony Hopkins è una scelta di casting eccellente, ma probabilmente avrebbe avuto lo stesso impatto in un cortometraggio, unito alla iconica scena di “That’s Life”.
“One Life” è una biografia importante ma inconsistente, valorizzata dalla potente interpretazione di Anthony Hopkins. La storia è commovente e ispiratrice, ma la regia poco incisiva e la narrazione noiosa impediscono al film di essere considerato una grande biografia. Tuttavia, vale la pena vederlo per l’interpretazione di Hopkins e la storia vera che porta con sé.