Fuori concorso a Venezia 80 il nuovo film di Roman Polanski: The Palace con Oliver Masucci, Fanny Ardant, John Cleese Bronwyn James, Joaquim De Almeida, Luca Barbareschi, Milan Peschel, Fortunato Cerlino e Mickey Rourke. Coprodotto da Èliseo Entertainment con Rai Cinema, Cab Productions, Lucky Bob, Rp Productions. In sala il 28 settembre distribuito da 01 Distribution. Un ritorno atteso dopo aver vinto nel 2019 il Gran premio della giuria con il bellissimo L’ufficiale e la spia.
Il Palace è un lussuoso hotel che si trova nel bel mezzo di una valle svizzera e dove ogni anno convergono da tutto il mondo ospiti ricchi e viziati. Il Capodanno 2000 è alle porte e anche il timore del Millennium Bag. Quello che uno stuolo di camerieri, facchini, cuochi e receptionist stanno organizzando sarà un evento irripetibile. Hansueli, zelante direttore dell’albergo, passa in rassegna lo staff prima dell’arrivo degli ospiti, ribadendo che, pur essendo l’alba del nuovo millennio, non sarà la fine del mondo.
The Palace – Una satira senza mordente
Sono bizzarri, cafoni, intrattabili gli ospiti del Palace e la fine del millennio li rende ancora più insopportabili: c’è la Marchesa preoccupata esclusivamente delle feci del suo cane, il milionario Arthur William Dallas III che per fare contenta la sua amatissima e giovane moglie le regala un pinguino in carne e ossa, Bongo, un ex pornodivo pieno di sé, Bill Crush, uno scroccone, e un gruppo di russi con delle preziose valigie.
L’atmosfera è frenetica e i timori superstiziosi per l’imminente fine del mondo non scoraggiano gli ospiti dal voler festeggiare tra fiumi di champagne e caviale. È un’umanità decadente e grottesca quella raccontata da Roman Polanski nel suo nuovo film che nella trama ricorda il recente “Triangle of Sadness”, Palma d’oro a Cannes nel 2022, ma che non riesce ad essere la stessa pungente e scorretta commedia.
Sembra infatti che Polanski con “The Palace” abbia perso la sua verve satirica, il suo saper raccontare i più bassi istinti umani come aveva fatto, per esempio, nell’ottimo “Carnage”, rinchiudendo i suoi protagonisti in un appartamento per tutta la dura del film. Anche qui i personaggi si trovano nello spazio di certo non angusto di un hotel di lusso ma non c’è mordente e quello al quale assistiamo è una stanca carrellata di personaggi vuoti, sopra le righe, dei freak, caricature di sé stessi.
Un’opera che possiamo definire eccessiva, a tratti trash, nella quale è difficile scorgere l’autore raffinato di film come “Rosemary’s Baby”, “Chinatown”, e il recente “L’ufficiale e la spia”, solo per citare alcuni dei suoi lavori più importanti.
Non ci resta che pensare che Polanski abbia voluto in questo modo rappresentare al meglio la decadenza che vediamo in “The Palace” adattando il suo stile ai gretti protagonisti, perdendo anche lui stesso la profondità e la maestria alle quali ci ha abituati.