Giovedì 15 giugno alle 21.00, Maria Pia de Vito in concerto alla Casa del Jazz per presentare il nuovo album This Woman’s Work. Disponibile dal 15 giugno in digitale e dal 30 su CD per la Parco della Musica Records, This Woman’s Work non è un album di denuncia ma una riflessione sulla condizione femminile e sulle strategie di sopravvivenza che le donne assumono da secoli a questa parte. L’ispirazione per i testi viene da autrici quali Virginia Woolf, Rebecca Solnit, Margaret Atwood.
This Woman’s Work è basato su composizioni originali di De Vito e Bortone, composizioni collettive e riletture di brani di varia provenienza, dal jazz di Tony Williams, Ornette Coleman al cantautorato di Elvis Costello e Kate Bush, a elementi di folk inglese e americano.
Questo nuovo progetto della De Vito vede protagonista un quintetto nuovo di zecca, composto da talenti unici e innovativi come Mirco Rubegni alla tromba, Giacomo Ancillotto alla chitarra, Matteo Bortone al contrabbasso ed Evita Polidoro alla batteria. Ed è proprio grazie all’incontro con questi musicisti che è stato possibile ottenere un suono nuovo, elettrico, e lontano dai precedenti progetti della De Vito.
Nome in primissima linea nel jazz e nella musica in generale, Maria Pia De Vito ha sempre esplorato le prossimità tra linguaggi diversi, attraverso la voce, la musica e la parola.
Una lunghissima esperienza nell’improvvisazione vocale, dal be-bop, alle forme free, ma anche una matrice di nascita napoletana e pratica multietnica, sono tutti elementi che rendono Maria Pia De Vito un’artista ricca di fascino e personalità. Una ricerca continua nella musica, un percorso mai interrotto nel dare voce alle “sue” voci, per fare un passo “oltre ” rispetto alle forme mainstream da cui prende origine.
La cifra stilistica della De Vito è caratterizzata proprio da questo continuo desiderio di esplorazione, di scoperta e messa in gioco: il cantautorato anglofono, la musica e la lingua napoletana dal ‘500 ad oggi, l’improvvisazione scat e la costruzione di un vocabolario improvvisativo ispirato al meticciaggio tra culture melodiche e ritmiche diverse (dall’india ai Balcani, dall’Africa al Brasile); la poetica dei testi in napoletano, applicati a forme moderne, la traduzione in napoletano di opere moderne quali quella di Chico Buarque, fino alla resa in vernacolo di brani dello stabat Mater.
Foto copertina: Musacchio Ianniello Pasqualini Fucilla