«Immaginate di stare alla finestra, di notte, al sesto o al settimo o al quarantatreesimo piano di un edificio. La città si rivela come un insieme di celle, centinaia di migliaia di finestre, alcune buie, altre inondate di luce verde o bianca o dorata».
In Città Sola la scrittrice e critica letteraria britannica Olivia Laing ragiona e cammina per le strade di New York disegnandone una mappa peculiare e affettiva, come una cartografia tracciata lungo l’abisso dell’isolamento.
New York diventa grazie a Laing tutte le città che abbiamo attraversato e racconta in maniera particolarissima una solitudine che può essere solo urbana.
Ne risulta un libro formidabile che attraversa la solitudine fino e oltre il nostro presente; articolato in sette capitoli per sette inquilini speciali, sette artisti che hanno popolato la città sola di Olivia Laing, una vera e propria «città a sé stante» che scopriamo essere, in fondo, un posto molto affollato.
La scrittura di Laing si apre come dispositivo ottico e corpo sonoro; è come se la scena richiedesse un’intensificazione dello sguardo e un’ipertrofia della percezione.
La città si fa avanti come una membrana sottile, con i neon verdolini della sera, la grana del selciato, l’odore acido della metropolitana, il vapore di uno scarico, i baracchini con il caffè, il gorgoglio dei tubi di riscaldamento, le sirene dei pompieri.
La città entra letteralmente nello spazio scenico: nel corpo dell’unica voce narrante che ne diventa così letteralmente l’organo trasduttore, poroso e percettivo; ed entra, grazie a quel corpo, nell’ambiente sensibile che gli sta intorno fatto di immagini, visioni luminescenti, musiche e suoni.
Lo spettacolo Città Sola prende forma mediante un dispositivo narrativo – sonoro e visivo – per una sola voce narrante.
Un’opera site specific da adattare agli spazi che la ospitano in virtù di un allestimento essenziale fatto di due uniche grandi lavagne. Due elementi verticali su cui si alternano resti di scrittura, tracce di geografie urbane e immagini in filigrana. Come fossero un frammento di città, due isole di «granito, cemento e vetro» staccate dai nostri paesaggi urbani. Su queste – con un lavoro minuzioso, dal vivo – scorrono dettagli e macroscopie, come se la città non potesse mai afferrarsi nella sua interezza ma solo tramite percezioni parziali, sguardi, incontri, luminescenze, tracce, grane e materie. E tutt’intorno un paesaggio sonoro, una partitura musicale originale, che combina atmosfere elettroniche e siderali con emersioni di rumori cittadini letteralmente mescolati a un repertorio di Songs e Ballads, jazz, rock, pop, elettropop e folk newyorkesi.
Canzoni che hanno informato, l’orizzonte degli anni attraversati dal libro, e che hanno raccolto, anche in tempi recenti, l’eredità sommersa di alcuni degli artisti riscoperti da Olivia Laing.
Un’opera non frontale e intima dalla natura immersiva e quasi installativa per restituire agli spettatori le formidabili pagine di Olivia Laing.
Dal 4 al 7 maggio 2023
da giovedì a sabato ore 21:00 | domenica ore 18.00
Angelo Mai – Via delle Terme di Caracalla 55, Roma
Informazioni e prenotazioni: prenotazioni@angelomai.org